Non è stata condotta come dovuto l'inchiesta sull'avvelenamento di Aleksey Navalny. È quanto ha stabilito la Corte europea dei diritti umani (CEDU), che ha così condannato la Russia a versare 40'000 euro al dissidente attualmente in carcere.
La sentenza concerne il rifiuto delle autorità russe di aprire una procedura penale sulla vicenda, risalente all'agosto del 2020. L'alta corte ha rilevato in particolare "che l'inchiesta non è stata trasparente e non ha permesso a Navalny di partecipare al procedimento". Le autorità, sottolinea la CEDU, non hanno tenuto conto né delle accuse di un possibile movente politico per il tentato omicidio, né del possibile coinvolgimento di agenti dello Stato. Inoltre, non hanno dato seguito alla denuncia sull'uso di un agente chimico nervino vietato dal diritto nazionale e internazionale.
"L'inchiesta non è stata in grado di portare all'accertamento dei fatti rilevanti e all'identificazione e, se del caso, alla punizione dei responsabili", afferma la CEDU, concludendo che quindi "non può essere considerata adeguata".
Russia, problemi di salute per Navalny
Telegiornale 12.04.2023, 12:30