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Niente stop al petrolio russo

Le pressioni dei ministri degli esteri dell'UE non hanno portato l'Ungheria a togliere il suo veto al sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca

  • 16 maggio 2022, 23:06
  • 20 novembre, 15:54
La grande raffineria di Schwedt, in Germania, alimentata dal petrolio russo tramite l'oleodotto "Druschba" (Amicizia), appartiene per più di un terzo alla Rosneft

La grande raffineria di Schwedt, in Germania, alimentata dal petrolio russo tramite l'oleodotto "Druschba" (Amicizia), ha quale principale azionista la Rosneft

  • Keystone
Di: Diem/ATS/Reuters 

"Sfortunatamente non siamo riusciti a raggiungere un accordo sull'embargo al petrolio russo". Lo ha annunciato lunedì in serata l'Alto rappresentante per la politica estera UE Josep Borrell che sperava di arrivare alla svolta sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia nel corso della riunione dei ministri degli esteri. Ora il dossier dovrà salire al livello dei leader che a fine mese si riuniranno per un consiglio straordinario sull'energia. Gli ambasciatori sono già stati incaricati di negoziare un accordo.

Le pressioni non hanno indotto l’Ungheria a togliere il suo veto alle nuove sanzioni contro la Russia proposte dalla Commissione a inizio mese. Il Paese è totalmente dipendente dal greggio di Mosca e privo di accesso al mare, ciò che, anche volendo, le impedirebbe di compensare con le navi le forniture via oleodotto.

La Commissione aveva proposto un regime particolare all’Ungheria concedendole un'esenzione all'embargo fino al 2024. Budapest chiede molto di più: per compensare le sue perdite e finanziare gli investimenti che dovrà affrontare, l'UE dovrebbe mettere sul piatto tra "i 15 e i 18 miliardi di euro”, come ha detto il ministro Péter Szijjártó. La Germania e i Paesi Bassi si sono detti favorevoli a una trattativa per giungere all’intesa.

L’Ucraina si dice delusa

La questione preoccupa le capitali che devono fare i conti con il rallentamento della crescita economica e mina l'immagine di unità europea nei confronti della Russia sino a qui mantenuta. I malumori serpeggiano. L’Ucraina, per bocca del ministro Dmytro Kuleba, presente a Bruxelles, si è detta "delusa". "L'intera Unione Europea è ostaggio purtroppo di un Paese che non ci aiuta a trovare il consenso", ha dichiarato da parte sua il lituano Gabrielius Landsbergis, tra i più attivi nel perorare la causa dell'embargo.

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L'UE intanto ha deciso di fornire altre armi all’Ucraina per 500 milioni di euro e chiarito che le compagnie energetiche europee possono pagare il gas russo senza violare le sanzioni. "L'apertura di un conto bancario presso Gazprombank è possibile, a patto che non sia in rubli", ha precisato la Commissione, sottolineando che basterà saldare i pagamenti in euro o dollari. Poi sarà Mosca a effettuare la conversione.

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