La multinazionale elvetica del farmaco Novartis è messa sotto pressione negli USA, dove è accusata di aver pagato tangenti ai medici affinché favorissero i suoi medicamenti nelle prescrizioni ai pazienti. Se non opterà per un accordo extragiudiziale si arriverà al processo.
Tra il 2002 e il 2011 l’azienda con sede a Basilea avrebbe camuffato le mazzette sotto forma di onorari per interventi durante i congressi, così come il pagamento di pasti “pantagruelici”. La società avrebbe per esempio offerto un pranzo da 9’750 dollari per tre persone in un ristorante giapponese. L’obbiettivo era spingere i dottori a prescrivere determinati farmaci, fra cui i preparati per l'ipertensione Lotrel e Valturna, nonché quello per il diabete Starlix.
L'inizio della vicenda risale al 2011, quando Oswald Bilotta, ex rappresentante commerciale di Novartis si trasforma in allertatore civico e avvia un procedimento sulla base del Federal False Claims Act (una legge risalente alla Guerra civile americana che permette di rendere responsabili privati o aziende per aver raggirato il Governo federale). Il potere esecutivo può associarsi all'azione, cosa che ha fatto nel caso di Novartis: dal 2013 sono parte in causa anche il Governo federale e lo Stato di New York.
Un giudice federale di New York, Paul Gardephe, ha recentemente respinto la richiesta del colosso farmaceutico elvetico di escludere le prove presentate dall'accusatore, il Governo americano.
"Siamo delusi dalla decisione e guardiamo alla possibilità di presentare il nostro caso in Tribunale - ha affermato la multinazionale - Siamo sempre dell'opinione che il Governo non disponga di prove sufficienti per dimostrare le sue asserzioni".