Matteo Salvini è stato rieletto segretario della Lega per la terza volta (fino al 2029) e mentre chiude il congresso del partito a Firenze, alla fortezza da Basso, ripropone il duello con la prima ministra italiana Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia).
“Ne parlerò con Giorgia Meloni”, dice il leghista dal palco con apparente nonchalance. Risponde così alla richiesta, quasi corale, espressa ieri (sabato) dai ‘suoi’ perché torni a fare il ministro dell’Interno. È ormai caduto lo stigma dell’accusa di sequestro di persona grazie all’assoluzione al processo di Palermo. E l’attuale ministro dell’Interno Piantedosi - fanno intendere i leghisti - potrebbe lasciare l’incarico al Viminale e correre per la presidenza della Campania alle prossime regionali.
Un bis di Salvini al ministero dell’Interno? Gelo nel governo
Un rimpasto, dunque? La risposta è il gelo assoluto dai vertici del governo, a partire dalla premier stessa, che dedica all’alleato meno di 5 minuti di videomessaggio e nessun accenno alla proposta ribadita ieri. Nessun’altra reazione, tranne i commenti quasi identici del forzista Raffaele Nevi e di Marco Osnato di Fratelli d’Italia. “Ognuno è libero di chiedere ciò che vuole - osserva Nevi - Ma per noi il governo va bene come è attualmente senza cambiamenti”. Salvini però non rinuncia alla rivalità e dice: “Siamo i secondi della coalizione, vogliamo tornare primi”. “Con serenità parlerò sia con Matteo (Piantedosi n.d.r.) che con Giorgia Meloni”.
Salvini consegna la tessera al generale Vannacci
Nel frattempo il segretario ha altri ‘bottini’ di giornata da vantare. Riconfermato alla guida del partito per la terza volta dal 2013, con il nuovo statuto resta in carica 4 anni. In una Lega partito nazionale (come lui l’ha voluta, in dissenso da Umberto Bossi che però resta “un genio assoluto”), può contare su un quarto vicesegretario. Per ora nessuna nomina, ma intanto sbandiera il colpo della tessera a Roberto Vannacci. La consegna al generale sul palco tra flash e applausi, più o meno convinti, della platea. Quindi introduce il generale prestato alla politica, e finora resistente, e lo rende arruolabile come vice. Lui si schernisce dietro all’attuale incarico da eurodeputato ma non chiude: “Vedremo, in base a quello che sarà”.
Il video di Elon Musk e quello di Marine Le Pen
Sabato il miliardario (e consigliere di Trump) Elon Musk si è video-collegato con il congresso federale della Lega (rilasciando dichiarazioni che hanno scatenato le reazioni indignate dell’opposizione): “Vediamo un aumento enorme nel numero di attacchi in Italia e in Europa, i media cercano di ridurre il numero di attacchi terroristici ma l’uccisione di persone è sempre più frequente e alla fine in Europa vedremo attacchi di massa, massacri di massa. Se guardiamo, il trend è questo. Questo porterà a un vero e proprio massacro in Europa. I vostri amici, le vostre famiglie, saranno tutti a rischio, i numeri parlano chiaro”. Musk ha parlato anche dei dazi annunciati da Trump, con dichiarazione che hanno spiazzato perché sembrano smentire la linea fin qui seguita dal presidente USA: “Spero che gli Stati Uniti e l’Europa possano stabilire una stretta collaborazione. La mia visione ideale è che ci siano zero dazi tra le due parti, di fatto creando una zona di libero scambio. Con anche una maggiore libertà di spostamento per le persone. Questo è stato il consiglio che ho dato al presidente”.
In un giorno solo, e dopo il regalo di Elon Musk con il video che pare abbia fruttato 30 milioni di visualizzazioni sul web, per Salvini può bastare. I messaggi sono stati spediti. All’interno: con modifiche allo statuto, rassicurazioni sui temi clou (l’Autonomia, la pace fiscale, la difesa dei confini, sottolineando che erano nei manifesti politici del partito degli ultimi 25 anni) e chiedendo meno gelosie di cortile. E all’esterno: con il mantra pacifista “senza se e senza ma”. Il leghista martella sul no al Rearm Europe, la “calma” sui dazi e la solita guerra all’Europa. Per attaccare il Green deal, invoca la ruvidezza del presidente argentino Javier Milei: è “quello il mega dazio, è a Bruxelles il problema per le nostre imprese, è lì che bisogna usare la motosega di Milei e bisogna sfoltire”. Messaggi centellinati anche attraverso gli ospiti a sorpresa: oggi è toccato al video di Marine Le Pen, amica e compagna di sventure giudiziarie, quello molto meno empatico di Meloni e la solita parata di leader sovranisti tra cui Viktor Orban, fino al presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, per la prima volta a un congresso della Lega e testimonial del sì al nucleare “e subito”.