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Nucleare e motori, nuovo scontro Francia-Germania

Al vertice europeo Macron insiste sul nucleare per la decarbonizzazione, Scholz spinge i carburanti sintetici ma è accusato di “voltafaccia” e di picconare i meccanismi europei

  • 24 marzo 2023, 07:59
  • Ieri, 17:18
01:25

RG 7.00 del 24.03.2023 - Il servizio di Andrea Ostinelli

RSI Info 24.03.2023, 07:53

Di: dielle/RG/AFP 

La disputa franco-tedesca sul ruolo dell'energia nucleare nella lotta al cambiamento climatico e sulla messa al bando dei motori a combustione interna nel 2035 è tornata alla ribalta giovedì al vertice dei capi di Stato e di governo dell'UE.

I leader europei, riuniti per due giorni a Bruxelles, hanno discusso di Ucraina, ma anche dei modi per rafforzare la competitività dell'economia europea, una questione che divide i sostenitori e i detrattori dell'energia nucleare.

La battaglia sul nucleare prosegue ormai da qualche tempo: ancora la scorsa settimana Parigi e Berlino si sono scontrate sul ruolo dell'energia nucleare in una proposta di regolamento della Commissione europea sulla politica industriale. La Francia e una dozzina di Paesi che si affidano a questa tecnologia volevano ottenere il riconoscimento dell'atomo tra i mezzi da sostenere per decarbonizzare l'economia, contro il parere della Germania e di una manciata di Paesi antinucleari.

Alla fine, Parigi è riuscita a far menzionare l'energia nucleare, ottenendo una vittoria simbolica. In pratica, però, il settore non beneficerà di quasi nessuno dei vantaggi previsti dal testo, come l'accelerazione delle procedure di autorizzazione dei progetti o le agevolazioni di finanziamento, a tutto vantaggio delle energie rinnovabili.

Al vertice ad ogni modo Macron è tornato a insistere: vuole una discussione strategica cogli altri leader sull'energia atomica.

I motori a combustione e il “voltafaccia tedesco”

Un altro pomo della discordia riguarda le automobili: a inizio marzo la Germania ha sorpreso i partner europei bloccando un testo chiave del piano climatico dell'UE sulle emissioni di CO2 delle automobili, che aveva già approvato dopo un accordo tra gli Stati membri. Il testo chiede lo stop delle vendite di motori a combustione interna dal 2035.

Al vertice Berlino ha mantenuto il suo no al regolamento europeo e chiede di aprire la strada ai veicoli alimentati con carburanti sintetici. Il cancelliere Olaf Scholz ha sostenuto che ci deve essere un regolamento che garantisca l'immatricolazione dei veicoli alimentati da questi carburanti anche dopo il 2035.

A suo dire, non è la Germania ad aver fatto dietrofront all'ultimo minuto, ma è la maggioranza dei Paesi europei, la Commissione - che il testo lo ha proposto - e il Parlamento europeo - che lo ha votato a metà febbraio - a non aver colto che per Berlino i motori alimentati con carburanti sintetici rimarranno salvi.

Questa tecnologia, ancora in fase di sviluppo, consisterebbe nel produrre carburante a partire dalla CO2 prodotta dalle attività industriali. Promossa dalle marche automobilistiche tedesche e italiane, permetterebbe di estendere l'uso dei motori a combustione interna, ma le ONG ambientaliste la considerano costosa, energivora e inquinante.

“Se tutti facessero come la Germania, struttura UE a rischio”

Ad ogni modo a posizione tedesca, spalleggiata da un drappello di Paesi, è un segnale preoccupante per il funzionamento dell'Unione europea, fatto di accordi fra Stati e fra Istituzioni. Diversi funzionari temono che le procedure dell'UE vengano messe in discussione, il che potrebbe far deragliare altri testi, in particolare il piano sul clima. "L'intera architettura decisionale europea crollerebbe se tutti agissero in questo modo", ha criticato il primo ministro lettone Krisjanis Karins.

Ma se la Germania tutela con l'impassibilità del suo cancelliere gli interessi della maggiore industria automobilistica del continente, quella tedesca appunto, la Francia non fa da meno col nucleare, principale fonte del suo mix energetico. Vuole a tutti i costi che sia considerata un'energia verde, cosa che finora non le è riuscita. Insomma, le due principali cancellerie d'Europa l'una contro l'altra più combattive che mai. Il teatro dello scontro: l'Europa e l'ambiente.

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