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ONU, “Preoccupazione per la repressione in Venezuela”

Ong denuncia 11 morti nelle proteste - Il procuratore: 749 manifestanti arrestati - Maduro: “In atto un piano di estrema destra made in USA” - Mosca e Pechino mantengono il sostegno al Paese

  • Ieri, 23:08
  • Ieri, 23:10
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Le proteste per i risultati delle elezioni presidenziali a Caracas, Venezuela, 29 luglio 2024

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Di: ATS/

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, ha denunciato la repressione in corso in Venezuela a seguito delle proteste delle opposizioni contro la rielezione del presidente Nicolas Maduro. “Sono estremamente preoccupato per l’aumento delle tensioni in Venezuela” da dove giungono “preoccupanti notizie di violenza dopo le elezioni di domenica scorsa e dove centinaia di persone sono state arrestate, compresi bambini”, ha detto. “Sono allarmato dalle notizie di uso sproporzionato della forza da parte delle forze dell’ordine, insieme alla violenza da parte di individui armati che sostengono il governo, noti come colectivos”, ha aggiunto. Sottolineando che “tutti i venezuelani hanno il diritto di partecipare in modo significativo alle decisioni che riguardano la loro vita e il futuro del loro Paese, anche attraverso elezioni credibili”, Turk chiede al governo di indagare su questi atti. “Gli autori delle violazioni dei diritti umani devono essere ritenuti responsabili”, ha concluso.

Ong denuncia 11 morti nelle proteste

A 24 ore dall’inizio delle mobilitazioni sarebbero già 11 le vittime della repressione messa in atto dal governo del Venezuela per arginare le proteste che in tutto il Paese vedono i cittadini manifestare contro la rielezione del presidente Nicolas Maduro frutto - secondo le opposizioni - di brogli. Lo riferisce la Ong Foro Penal, specificando che due vittime sono minorenni.

Procuratore Venezuela, 749 manifestanti arrestati

“Sono 749 i manifestanti arrestati in Venezuela”: lo annuncia il procuratore venezuelano Alex Saab in una conferenza stampa. Gli arresti sono stati eseguiti a vario titolo, dagli atti vandalici a istigazione all’odio, a terrorismo, tra gli altri.

E, col passare delle ore, continua a crescere la tensione nel Paese. Il presidente Nicolas Maduro, al centro delle denunce di brogli elettorali che gli sarebbero valsi la rielezione, gioca la carta del golpe e promette il pugno di ferro contro le manifestazioni, spostando l’obiettivo sugli atti vandalici e le contestazioni violente. “È in atto un colpo di Stato, un piano dell’estrema destra per una rivoluzione”, come quelli di Capriles, Lopez” e Guaidò, ha denunciato il leader socialista mostrando le immagini della protesta mentre nel Paese si abbattono i monumenti iconici della rivoluzione bolivariana e si bruciano i ritratti dell’eterno comandante Chavez. “I fascisti - ha detto Maduro - vogliono iniziare un’escalation di terrorismo. Conosciamo questo modus operandi” che è già stato utilizzato “dall’estrema destra” nel tempo e “sappiamo come affrontare questa situazione”. Dietro questo piano, ha accusato, “ci sono i gringos”, è un piano di destabilizzazione “made in Usa” per una “controrivoluzione violenta”.

Maduro, “È in atto un piano di estrema destra made in USA”

Il “golpe”, come l’ha chiamato Maduro a più riprese in una conferenza stampa fiume, diventa così la giustificazione per la repressione e gli arresti a tappeto, arresti destinati a crescere perché, ha spiegato il presidente venezuelano, “li abbiamo filmati e li identificheremo tutti, e dovranno pagare”, aggiungendo che in larga parte sono “gruppi di delinquenti armati e drogati, pagati 150 dollari al giorno, come loro stessi stanno già confessando”.

Ormai il tema della discussione per Maduro non sono più le schede elettorali e le presunte manipolazioni del risultato delle consultazioni di domenica. Il Paese sta rapidamente scivolando nella violenza e in una stretta autoritaria che colpisce direttamente anche esponenti politici di spicco. Tra gli arrestati c’è anche il capo di Volontà Popolare, Freddy Superlano, alleato della leader dell’opposizione Maria Corina Machado e dell’ex ambasciatore Edmundo Gonzalez Urrutia, principale avversario di Maduro alle urne. Superlano è stato portato via da un commando di uomini incappucciati, come mostrano le immagini di un video girato da un vicino di casa. “Maduro ha ordinato di massacrare i manifestanti nelle strade e ora sta arrestando l’opposizione”, è stato l’allarme lanciato dal partito.

L’ambasciata argentina a Caracas, dove da settimane sono rifugiati esponenti del coordinamento della campagna elettorale di Gonzalez, è stata invece invitata a smobilitare al più presto, come quelle di altri sei Paesi, ed oggi è stata anche lasciata senza corrente elettrica: un dettaglio che descrive bene l’aria che tira ormai nella capitale venezuelana, sempre più isolata dal resto del mondo.

Gonzalez da parte sua ha espresso solidarietà ai manifestanti e chiesto clemenza alla polizia. Ma la retorica incalzante di Maduro lascia poco spazio alle illusioni. “Vi avevo avvertito sul bagno di sangue - ha detto ancora l’erede di Chavez - è quello che stanno cercando di fare. Ma io ristabilirò la pace”.

L’organizzazione degli Stati americani nel frattempo ha convocato una riunione d’urgenza dopo aver pubblicato un comunicato in cui si denuncia una “manipolazione straordinaria” del voto. L’establishment socialista “ha applicato uno schema repressivo, accompagnato da azioni atte a distorcere completamente il risultato elettorale”, si afferma, mentre i leader della regione guardano con profonda preoccupazione a quanto accade. C’è una fibrillazione di consultazioni tra le capitali.

Joe Biden ha sentito il brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, mentre il Cremlino ha esortato l’opposizione ad abbassare la testa. “Devono accettare la sconfitta” è stato il messaggio di Mosca. Mentre da Pechino Xi Jinping ha promesso a Maduro di portare la partnership tra i due Paesi alleati verso nuove vette. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani invece la telefonata l’ha fatta alla Machado, “leader dell’opposizione al regime di Maduro”, alla quale ha espresso “solidarietà e vicinanza al popolo venezuelano, auspicando che possano trionfare i valori legati alla libertà e alla democrazia”.

Venezuela nel caos, il reportage del nostro inviato

Telegiornale 30.07.2024, 20:00

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