Dopo quattro insuccessi in dieci giorni da parte del Consiglio di Sicurezza, imputabili ai veti posti dall’amministrazione statunitense, martedì l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha chiesto a stragrande maggioranza “un immediato cessate il fuoco umanitario” a Gaza, in un testo non vincolante destinato a fare pressione su Israele e sul suo alleato americano.
Nella risoluzione, adottata con 153 voti favorevoli, 10 contrari (compresi Israele e Stati Uniti) e 23 astensioni su 193 Stati membri, l’Assemblea ha espresso la sua preoccupazione per la “catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”.
Rispondendo a una richiesta senza precedenti del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, il testo “esige un immediato cessate il fuoco umanitario”, chiede la protezione dei civili, l’accesso umanitario e il rilascio “immediato e incondizionato” di tutti gli ostaggi.
Ma come il precedente testo adottato a fine ottobre - che chiedeva una “tregua umanitaria immediata, duratura e sostenuta, che porti alla cessazione delle ostilità” - non condanna Hamas. Un’assenza criticata da Israele e dagli Stati Uniti.
Gli americani avevano presentato un emendamento per condannare “gli abominevoli attacchi terroristici di Hamas” il 7 ottobre, che è stato respinto (84 voti a favore, 62 contrari, 25 astensioni), così come un emendamento simile alla fine di ottobre.
“Due pesi e due misure”
La riunione speciale dell’Assemblea Generale è stata richiesta dai Paesi arabi a seguito del veto americano, venerdì scorso, a una bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva lo stesso “cessate il fuoco umanitario immediato”.
Molti Paesi e organizzazioni per i diritti umani hanno deplorato il fallimento di venerdì, compreso Antonio Guterres, che ha definito “compromessa” l’autorità e la credibilità del Consiglio di Sicurezza.
Le Nazioni Unite hanno ripetutamente avvertito della situazione catastrofica di Gaza, dove il sistema umanitario è “al punto di rottura” e più di 18’000 persone sono state uccise, secondo il Ministero della Sanità di Hamas.
“Cosa stiamo aspettando per fermare queste morti e questa macchina da guerra distruttiva?”, ha dichiarato martedì l’ambasciatore egiziano Osama Mahmoud Abdelkhalek Mahmoud dal palco durante la presentazione della risoluzione, deplorando gli “sforzi di una minoranza di Paesi che si oppongono all’opinione pubblica internazionale a favore di un cessate il fuoco”. Un riferimento poco velato agli Stati Uniti, che hanno condannato altre “aggressioni” come l’invasione russa dell’Ucraina, applicando “due pesi e due misure”.
“Il prezzo della sconfitta di Hamas non può essere la continua sofferenza di tutti i civili palestinesi”, hanno dichiarato in una nota congiunta i Primi Ministri di Australia, Canada e Nuova Zelanda, che hanno votato a favore della risoluzione.
Questo appello al cessate il fuoco ha ricevuto molti più voti rispetto alla risoluzione adottata alla fine di ottobre (120 a favore, 14 contrari e 45 astensioni). Questa maggioranza schiacciante ha persino superato quella delle molteplici risoluzioni di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina (una maggioranza massima di 143 voti).
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