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Oltre il confine, dove l’aborto non è vietato

Il viaggio forzato delle donne texane in New Mexico, per poter esercitare il diritto all’interruzione di gravidanza vietato da due anni

  • 9 ottobre, 06:27
  • 9 ottobre, 09:13
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USA, aborto tema della campagna elettorale

Telegiornale 08.10.2024, 20:00

Di: Massimiliano Herber (e Mark Yates) 

Dal giugno 2022, quando la Corte Suprema ha revocato il diritto all’interruzione di gravidanza nella Costituzione lasciando la decisione ai governi locali, in 26 stati americani l’accesso all’aborto è stato vietato (in 14 stati) o ridotto. Oggi il Paese è un mosaico di stati dove si può o non si può interrompere la gravidanza. In Texas, Stato a maggioranza repubblicano, abortire è fuorilegge. Oltre il confine occidentale, il democratico New Mexico è divenuto la meta delle donne texane che desiderano interrompere una gravidanza non voluta. 

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Il diritto all’aborto oggi negli Stati Uniti

  • The Economist

Erika Ferguson, reverenda della chiesa unitariana, ha avuto due aborti – “uno quando avevo 14 anni e uno a 18” – e ha una convinzione: “quelle interruzioni di gravidanza mi hanno salvato la vita”. Per questo da tre anni ha creato il “The Tubman Travel Project”, un programma per consentire alle donne texane di esercitare il loro diritto di scelta e volare fino in New Mexico dove l’aborto è legale. Tutte le spese di viaggio per aggirare il divieto statale sono pagate da finanziatori privati. Da quando il Texas ha inasprito (a fine 2021) e poi vietato (con la sentenza Dobbs) l’interruzione di gravidanza, Erika ha accompagnato più di 400 donne in quello che per lei “è un viaggio della speranza”. “Diamo alle donne un modo per accedere alla libertà, la libertà di scegliere”, spiega la reverenda attivista. Non è in conflitto con la religione?, chiediamo. “No, non è in conflitto con la spiritualità, replica, credo profondamente che il divino voglia che noi siamo libere.”

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La reverenda Erika Ferguson, Texas

Il Telegiornale RSI ha seguito uno di questi viaggi. L’appuntamento all’aeroporto di Dallas all’alba, la prima presa di contatto con le tre donne, tutte giovani, una giovanissima alla sua prima gravidanza, le rassicurazioni della reverenda. Dopo due ore di volo, l’arrivo ad Albuquerque. Qui alcuni volontari fanno la spola tra l’aeroporto e la clinica. Erika accompagna le donne all’interno della struttura e dopo qualche ora va a riprenderle, le accompagna in un luogo dove possono riposare, prima di riaccompagnarle quando è ormai sera all’aeroporto e volare insieme a loro in Texas. Tutto avviene assai velocemente, quasi in modo furtivo, per non aggiungere pressione alle donne in una circostanza così delicata e per salvaguardare la loro privacy. 

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La Southwestern Women Options, una delle cinque cliniche di Albuquerque (NM) in cui è possibile praticare l’aborto

Degli sguardi che osservano questo viavai quotidiano all’esterno delle cliniche di Albuquerque ve ne sono. Sono quelli dei militanti pro-Life assiepati sul marciapiede vicino alla struttura. Tra di loro c’è qualcun altro che è venuto dal Texas: il giovane pastore Mark Lee Dickson. “Quella che una volta era la leggendaria Route 66, dice, è divenuta la strada dell’aborto”. Il 70% delle donne che abortiscono in New Mexico viene dal “Gigante”, dal vicino Texas. Mark Lee confida in un divieto federale di abortire e in ottica elettorale non ha dubbi: “Donald Trump può essere il Presidente giusto”, assicura, “può essere colui che pone fine all’olocausto americano dell’aborto.”

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Il pastore Mark Lee Dicskson, Texas

Il diritto all’aborto è uno dei grandi temi, divisivi, della politica americana. I Democratici hanno fatto campagna su questo diritto negato alle Midterm del 2022 e pure Kamala Harris fa leva sui diritti riproduttivi. La reverenda Erika non la pensa come il pastore Mark Lee: “Non cambierà nulla dopo le elezioni, dice lei. Se qualcosa cambierà la farà lentamente, con il tempo, con i cuori e con le menti. E fino ad allora, conclude, dobbiamo trovare un modo per portare le donne alla libertà riproduttiva che meritano”.

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L’avvocato Mike Seibel, uno dei leader del movimento Pro-Life in New Mexico

Lo statu quo non soddisfa nessuno, neppure in New Mexico. Ad Albuquerque ci sono cinque cliniche che praticano l’aborto, in tutto lo stato sono undici. Tre anni fa ce n’erano solo tre. “È un business”, afferma Michael Seibel, avvocato conservatore e militante pro-Life. “Nel 2020 avevamo circa 4’000 aborti in Nuovo Messico, argomenta. Dopo la sentenza della Corte Suprema siamo saliti a quasi 25’000. Siam divenuto uno Stato di turismo dell’aborto”. Ma a differenza del pastore texano, nutre più di un dubbio sulla volontà di Donald Trump di cambiare qualcosa. “Donald Trump sta permettendo agli Stati di legalizzare l’aborto uno dopo l’altro, spiega Seibel, e io come leader pro-Life del New Mexico fatico a capire la sua posizione, cambia continuamente idea...”.

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Albuquerque, NM

Tutti invocano il Governo federale e i candidati alla Presidenza, ma nessuno pare realmente credere nella possibilità che qualcosa possa cambiare ulteriormente a livello nazionale dopo la rivoluzione della revoca della storica sentenza Roe versus Wade nel 2022. A novembre, se qualcosa cambierà sarà soprattutto a livello statale: in ben dieci Stati – tra cui anche Arizona e Nevada, due “Swing States” – si voterà per aumentare o ridurre il diritto all’interruzione di gravidanza. 

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