È accaduto pochi giorni dopo la morte di Benedetto XVI che monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Papa tedesco e prefetto della Casa Pontificia, si sia lasciato andare a dichiarazioni dure contro Papa Francesco. Perché? Da cosa muovono queste uscite che molti hanno giudicato imprudenti – «Sarebbe meglio il silenzio», ha detto ieri monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita – o comunque non consone al momento che la Chiesa tutta stava vivendo?
Cosa ha detto padre Georg
Tutto è iniziato il 4 gennaio scorso. In una intervista concessa a "Die Tagespost", Gänswein ha commentato il Motu Proprio «Traditionis custodes» pubblicato da Francesco nel 2021 e con il quale di fatto Bergoglio ha operato una stretta sulla Messa in latino liberalizzata da Benedetto XVI nel 2007. Questo Motu Proprio, secondo Gänswein, ha rattristato il Papa emerito: «Quello è stato un punto di svolta. Credo che Papa Benedetto abbia letto questo Motu Proprio con il dolore nel cuore», ha detto Gänswein che mai prima della morte di Ratzinger aveva confidato nulla in merito. Benedetto XVI amava la Messa in latino perché era il rito a cui partecipava da ragazzo quando viveva in Germania. La liberalizzazione ha però dato spago agli ultra-tradizionalisti cattolici per i quali le decisioni del Concilio Vaticano II – fra queste il fatto che la Chiesa non utilizza più il latino come lingua esclusiva della liturgia romana e ambrosiana – sono invalide. La liberalizzazione, insomma, ha creato il ritorno in campo di un mondo per anni ai margini, con esso alcune frange fuoriuscite dalla comunità ecclesiale come i lefebvriani di Ecône.
Ma le dichiarazioni più dure da parte di Gänswein sono arrivate il 5 gennaio, il giorno dei funerali del Papa emerito. Con un tempismo che non è piaciuto a molti, la casa editrice Piemme ha fatto uscire nelle librerie un volume di memorie scritto dal segretario di Benedetto con il giornalista Saverio Gaeta: “Nient’altro che la verità”. Qui don Georg – come viene chiamato da tutti in Vaticano – racconta il momento in cui nel 2020 Francesco gli chiese di non partecipare più alle udienze pubbliche in sua presenza. Per questo motivo Gänswein di definisce «un prefetto dimezzato». «Lei rimane prefetto ma da domani non torna al lavoro», gli avrebbe detto il Papa, secondo quanto riferisce Gänswein. Che continua rivelando addirittura che Benedetto commentò ironicamente: «Penso che Papa Francesco non si fidi più di me e desideri che lei mi faccia da custode...». Sempre secondo il monsignore tedesco Ratzinger scrisse anche al Papa argentino per intercedere per lui in questa situazione che lo aveva addolorato ma nulla cambiò.
Ancora nel libro edito da Piemme, Gänswein rivela quelle che a suo dire erano le diverse visioni fra i due Papi su come affrontare la «propaganda sulla filosofia gender». Secondo quanto riporta Gänswein, Ratzinger scrisse a Bergoglio: d’accordo con Francesco che bisognasse «trovare un equilibrio tra rispetto della persona e amore pastorale e dottrina della fede», Benedetto ammonì che «la filosofia gender insegna che è la singola persona che si fa uomo o donna. Non interessa il bene della persona omosessuale ma di una voluta manipolazione dell’essere». «So che molti omosessuali sentono di essere pretesto per una guerra ideologica. Perciò una resistenza forte e pubblica è necessaria», scrisse sempre Benedetto. E Gänswein annota: «Richieste specifiche di osservazioni non sono più arrivate».
Il rapporto fra Francesco e Benedetto
Le parole di Gänswein hanno sorpreso molti in Vaticano, anche alla luce del rapporto che c’era tra Francesco e Benedetto. I due erano amici, si stimavano. Più volte Francesco ha definito Benedetto il nonno della Chiesa, più volte ha ricordato l’aiuto spirituale che, con silenzio e preghiera, Ratzinger dava alla Chiesa stessa dal ritiro nel Monastero Mater Ecclesiae dove viveva. Così Ratzinger sapeva che questo suo nuovo ruolo era considerato importante dal Papa regnante. Così Ratzinger viveva il suo ritiro con rispetto e devozione nei confronti del suo successore.
Il ruolo di Gänswein
E allora perché le uscite di Gänswein? Non è facile argomentare. Con ogni probabilità, tuttavia, una riposta la si può trovare nelle parole che lo stesso Benedetto disse al Corriere della Sera nel 2021. Qui, interpellato sul fatto che per molti fedeli il Papa legittimo era lui e non Francesco, rivelò l’esistenza di alcuni suoi amici «un po' “fanatici”, i quali sono arrabbiati, non hanno voluto accettare la mia scelta. Ma la mia coscienza è a posto». È questa un po’ la storia di questi ultimi anni di pontificato. E cioè l’esistenza di alcune personalità vicine a Ratzinger che non hanno accettato la sua rinuncia, e di conseguenze non hanno accettato Papa Francesco. Consideravano Benedetto il Papa legittimo e cercavano ogni via per dirlo e per delegittimare il successore. Gänswein, nei loro confronti, non ha vigilato a dovere e a volte ha lasciato che la loro voce venisse fuori allo scoperto. Così ha fatto anche in queste ore, dando ancora una volta forza a chi intende contrapporre Benedetto a Francesco.
Così, del resto accadde anche quando Gänswein non vigilò a dovere su un libro scritto dal cardinale conservatore Robert Sarah e fatto firmare anche a Benedetto. Sarah fece prendere a Ratzinger posizione nettamente contro l’ipotesi del clero sposato, sostenendo che nella Chiesa cattolica di rito latino, tra celibato e clero c'era un legame indissolubile. Eppure, Francesco, in un Sinodo che doveva avere luogo di lì a poco, chiedeva alla Chiesa di considerare l’ipotesi dei viri probati, uomini anziani sposati e di provata fede che avrebbero potuto accedere al sacerdozio in alcune regioni del mondo sprovviste di preti. In sostanza, ancora una volta venne contrapposto Benedetto a Francesco, il tutto con il silenzio assenso di Gänswein.
Cosa accadrà
Le uscite di Gänswein di queste ore potrebbero essere un boomerang per l’ala conservatrice più ostile a Francesco. In molti, infatti, hanno dovuto prendere posizione sconfessando lo stesso segretario del Papa tedesco. Oltre a Paglia, anche il cardinale Gianfranco Ravasi che si è affidato alle parole di Umberto Eco: «Non si può trovare Dio nel rumore. Dio si palesa solo nel silenzio. Dio non è mai nei mass media, Dio non è mai sulle prime pagine dei giornali».
Il collegio cardinalizio è oggi composto per la maggior parte da porporati creati da Francesco. Senz’altro di qui in avanti faranno ancora di più blocco per mettere ai margini i contestatori. I cardinali più conservatori sono ormai pochi e difficilmente, in caso di un futuro conclave, riusciranno ad avere la meglio. Il loro dissenso ha radici nella rinuncia di Ratzinger. Dall'11 febbraio del 2013 hanno perso potere. Molti di loro sono stati destituiti dai loro ruoli. Al di là delle diverse visioni dottrinali, è da ricercare anche qui, in un loro ruolo all'interno della Chiesa non più centrale, il dissenso contro Francesco, le accuse mosse durante questi anni fino alle ultime sorprendenti parole di don Georg Gänswein.
Le crisi del papato di Ratzinger
Telegiornale 04.01.2023, 21:00