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Un solo Papa o un Papa più solo?

Quel ritorno alla normalità che rischia di destabilizzare il Papato di Francesco. Intervista al saggista Massimo Franco

  • 4 gennaio 2023, 18:42
  • 20 novembre, 12:13
Papa Francesco

Papa Francesco

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Di: SEIDISERA/Annamaria Valenti 

La morte di Papa Ratzinger mette fine all’”anomalia”, ossia alla coabitazione fra Papa e Papa emerito durata oltre 9 anni. Papa Francesco sarà ora il solo Papa. Si apre così una nuova fase del suo Papato, ricca di enormi incognite. La RSI ne ha parlato con Massimo Franco, saggista ed editorialista del Corriere della Sera. Fresco di stampa il suo saggio "Il Monastero. Benedetto XVI. 9 anni di papato ombra…"

Massimo Franco, partiamo dal titolo del suo saggio. Il riferimento è al monastero Mater Ecclesiae, dove ha deciso di vivere papa Ratzinger dopo la sua rinuncia…un luogo fortemente simbolico: sta dentro le mura vaticane, a poche centinaia di metri da Casa Marta, residenza di Papa Francesco, vicino ai Palazzi del Potere vaticano, ma – come racconta- anche fuori dal mondo. Perché Ratzinger decise di risiedere lì e non altrove, lontano da Francesco?

"La decisione di Joseph Ratzinger era legata all’intenzione di stare il più ritirato possibile. Se fosse stato fuori dal Vaticano ci sarebbe stato il rischio di un pellegrinaggio continuo di tutti i nostalgici del suo Pontificato, oppure di tutti coloro che erano critici nei confronti di Francesco. Rimanendo all’interno delle mura vaticane invece tutto era più filtrato. Anche se poi è successa una cosa strana: mentre all'inizio il Monastero e Benedetto erano percepiti come gli alleati oggettivi di Bergoglio per continuare le riforme che erano state interrotte traumaticamente con la rinuncia di Benedetto XVI, col passare degli anni, in realtà le due corti (quelle di Casa Santa Marta, dove risiede il Papa e quella del Monastero) sono entrate un po’ in conflitto. Non i cosiddetti due Papi, bensì le loro cerchie di potere".

Ma vista la sintonia dei due Pontefici, da cosa nasce il conflitto, quali le ragioni?

"Quando le riforme di Francesco hanno cominciato ad arrancare è stato quasi istintivo per i collaboratori di Bergoglio dare la colpa ai ritardi e alle contraddizioni delle riforme, al fatto che al monastero ci fosse una sorta di contropotere. In realtà era il contrario, sono convinto che il Monastero e Benedetto hanno accompagnato e protetto il pontificato di Francesco, facendogli da protezione sul versante del tradizionalismo, dove c'erano e ci sono ancora molte, molte resistenze, così come molte critiche nei confronti del Papa argentino".

Dunque il papato ombra di Ratzinger (come Lei lo definisce) non è stato tanto un ingombro quanto uno scudo per Papa Francesco. Cosa succederà dunque ora al suo Papato? Francesco sarà più forte, potrà liberamente dettare la sua linea?

"Io penso che il Papato di Francesco come l'abbiamo conosciuto in questi nove anni e mezzo è finito. Perché era un Papato per forza di cose oggettivamente legato alla coesistenza con il Monastero e con Benedetto. Ora Bergoglio si trova in una situazione totalmente nuova, senza più la sponda anche teologica Di Benedetto. Dunque i problemi potrebbero riemergere in modo ancora più aspro di prima. E non ci sarà più quella sorta di camera di compensazione delle critiche che è stata il Monastero, quindi Francesco sarà più solo".

Da chi si deve guardare Francesco? Chi potrebbe mettere a rischio il suo papato? Solo il fronte conservatore?

"Il fronte conservatore-tradizionalista cattolico è molto più diviso di quanto non si pensi. Una parte – minoritaria per fortuna - ha continuato a pensare che l'unico Papa legittimo continuasse a essere Benedetto. Un'altra accusava invece Ratzinger di essere troppo corrivo nei confronti di Francesco, di non criticarlo abbastanza. Dunque sì, questa parte è forte soprattutto negli episcopati degli Stati Uniti, della Francia, della Spagna, della Polonia (ma anche in Italia, per quanto silenziosa). Tuttavia, i rischi vengono anche dai progressisti più radicali, che in questi anni hanno cercato di strattonare Francesco verso riforme che avrebbero generato ulteriori traumi. Dunque c'è una situazione estremamente mossa. La domanda è proprio se Francesco riuscirà a tenere insieme tutte queste posizioni che sono ormai quasi agli antipodi".

C’è chi ora paventa addirittura un possibile scisma nella Chiesa. Concorda?

"Io credo che il vero problema non sia tanto uno scisma formalizzato, bensì uno di fatto. E cioè che alcune Conferenze episcopali vadano avanti come se il Papa non ci fosse, come se non ci fossero le sue indicazioni. Da questo punto di vista abbiamo già segnali molto forti che arrivano dall'episcopato statunitense per quanto riguarda l’ala tradizionalista, ma anche dall'episcopato tedesco, per ciò che concerne i progressisti più radicali. Siccome non si approva quello che fa il Papa, anziché ubbidire si va avanti per proprio conto, approfittando dei margini di interpretazione che lasciano le disposizioni di Francesco… così ognuno fa una Chiesa fai da te, insomma. Il rischio è di una spinta centrifuga generalizzata".

Dunque un Papa Francesco, secondo Lei, non solo più solo ma anche più debole? E cosa dovrebbe fare Papa Bergoglio dunque?

"Io ho la sensazione che il Papa dovrà rimodulare tutta la sua agenda Papale. E purtroppo dovrà farlo in una situazione estremamente difficile, venendogli a mancare quel grande puntello che è stato il Monastero. Adesso bisogna capire se questa situazione di normalità, un solo Papa, alla fine stabilizzerà ulteriormente il Pontificato argentino oppure finirà per farlo traballare più di quanto non sia successo prima. Io temo che avvenga la seconda cosa".

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Il pontificato dopo la morte di Ratzinger

SEIDISERA 04.01.2023, 19:29

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