Svizzera

Ratzinger e quell'antagonismo con Hans Küng durato oltre settant'anni

Il Papa emerito deceduto sabato e il teologo svizzero, amici su posizioni opposte

  • 1 gennaio 2023, 10:53
  • 20 novembre, 12:15
Joseph Ratzinger e Hans Küng

Joseph Ratzinger e Hans Küng

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Di: Paolo Rodari 

Joseph Ratzinger e Hans Küng. Il teologo tedesco diventato Papa e il teologo svizzero, nato a Sursee nel Canton Lucerna, antagonista della Chiesa “istituzione”. Passa anche dal rapporto fra i due, intessuto di un’amicizia sincera ma anche travagliata, la storia della Chiesa degli ultimi decenni, due sensibilità opposte della Chiesa cattolica di lingua tedesca, quella romana ben rappresentata da Ratzinger e quella anti-romana con tenacia difesa fino all’ultimo da Küng. Due visioni che non sono mai riuscite a fare sintesi, ma che si sono sempre rispettate nonostante prese di posizione anche aspre.

Il “tradimento” ai tempi del Concilio

Si conobbero nel 1957 ad un convegno di teologia dogmatica che si svolse ad Innsbruck, in Austria. Ratzinger aveva studiato la tesi del collega svizzero. Erano gli anni del Concilio Vaticano II. Il futuro Papa allora era ritenuto «progressista». Venne chiamato a Roma come perito del cardinale Joseph Frings. I disordini del 1968 lo sconvolsero. Dopo un’irruzione di un collettivo di studenti in una sua lezione non fu più lo stesso. Di fatto fu da qual momento che abbandonò le posizioni più progressiste. I suoi confratelli tedeschi, Walter Kasper, Karl Lehmann e lo stesso Küng lessero questo suo cambio di posizione come un tradimento. Ratzinger non tornò indietro, ma scelse di stare insieme a Von Balthasar e a De Lubac nella rivista “Communio”, per decenni alter ego della più progressista “Concilium”, sposata non a caso oltre cha da Küng, anche da Karl Rahner, Edward Schillebeeckx, Yves Congar e Johann Baptist Metz. Ratzinger continuò comunque a stimare Küng: ne apprezzava – secondo quanto riporta Peter Seewald nella biografia di Benedetto XVI – «l’apertura piena di simpatia e di semplicità». Mentre, nonostante il tradimento, Küng continuava a definire Ratzinger come un collega coetaneo «amichevole e simpatico».

01:55

Il vaticanista Rodari sul papa emerito

Telegiornale 31.12.2022, 21:00

La due Chiese

Dopo il Concilio, Ratzinger iniziò la sua ascesa nella Chiesa istituzionale. Fu arcivescovo di Monaco, poi prefetto dell’ex Sant’Uffizio. Fino al papato: le sue posizioni del tutto in linea con Roma, con la dottrina della Chiesa espressa nei documenti ufficiali e nel Catechismo. Mai una sbavatura. Al contrario di Küng che lo criticò duramente attaccandolo su vari temi: dalle vere origini del cattolicesimo al dialogo interreligioso, passando per lo scandalo pedofilia e i casi Williamson (il vescovo negazionista della Shoah riabilitato da Papa Benedetto) e Pio XII. Küng, in sostanza, accusava Ratzinger di far parte di una Chiesa ormai del tutto in rottura con il popolo cattolico, una Chiesa distaccata dai veri problemi della gente e incapace di fare proprie le urgenze reali delle persone.

Due visioni opposte

È stato lo stesso Küng a spiegare più volte perché la sua Chiesa era differente da quella di Ratzinger. Lo disse bene in una intervista concessa a “Micromega” nel 2010: «Nel mio libro sul cristianesimo ho analizzato in maniera approfondita i suoi paradigmi, che sono sempre attuali nel dibattito teologico, e credo che la più profonda opposizione tra me e Ratzinger, più che di natura personale, dipenda dal fatto che siamo i rappresentanti di due diverse linee di pensiero, di due differenti visioni di questi paradigmi». E ancora: «La nostra battaglia è sull’interpretazione di questi assunti fondamentali, e le nostre posizioni sono radicalmente opposte. Entrando nello specifico, per me il primo e più importante paradigma per comprendere il cristianesimo è la sua origine nel giudaismo, cosa generalmente trascurata dai cattolici, mentre per Ratzinger il cristianesimo comincia solo grazie all’incontro tra il messaggio biblico e la filosofia greca. Gesù sarebbe quindi già escluso da questo processo, non trova? E inoltre, come dobbiamo considerare allora le prime comunità cristiane?».

Per Küng è stato solo grazie all’intervento di San Paolo che si è istituito un nuovo paradigma: «Il secondo paradigma – continuava - dopo quello giudaico-cristiano è poi quello greco-ellenistico, ed entrambi ci domandiamo se bisogna rimanere in questo ambito anche per ciò che riguarda la considerazione dei dogmi della cristologia. Ratzinger poi non accetta il sistema episcopale che gli ortodossi hanno conservato, essendo un fervente ammiratore e rappresentante del terzo paradigma, quello romano-cattolico, in cui i vescovi romani sono molto importanti. Sant’Agostino è per lui non solo il padre della Chiesa, ma anche un “contemporaneo”. Si è fissato sul problema del papato, visto come un’istituzione assoluta fino all’XI secolo e alla Riforma gregoriana».

01:38

Il relativismo di Ratzinger

Telegiornale 31.12.2022, 21:00

Una diversa idea del protestantesimo

Küng, e con lui buona parte della Chiesa di lingua tedesca, criticava il giudizio negativo di Ratzinger sul protestantesimo. Disse: «Benedetto XVI considera il processo della Riforma protestante come la volontà di dissolvere il legame della filosofia greca con il cristianesimo, e questo per lui significa la decadenza! Non ha mai condotto un confronto positivo con i riformatori, e non ha ovviamente alcuna simpatia né per l’illuminismo né per la modernità. La dis-ellenizzazione, la decadenza acuita dai progressi delle scienze moderne, la filosofia contemporanea, la concezione dello Stato, la Rivoluzione francese, Darwin, l’evoluzionismo e per finire, momento tra i più “bassi” della storia, la rivolta degli studenti nel 1968, sono veramente per lui dei fattori di declino. Come racconta nella sua autobiografia, alla fine di questo processo verso la decadenza ci sono l’ateismo e l’immoralità. Infine, la differenza tra lui e me è che lui ha finito la sua biografia con Tubinga, con il momento in cui è diventato arcivescovo di Monaco, e non proferisce parola sugli anni seguenti, perché il seguito è una “storia oscura”, e lì si vede che abbiamo scelto due strade molto diverse. Peccato! Abbiamo seguito due cammini diversi ma siamo cattolici, non si può negare che anche io sia un prete cattolico! Non potrei mai lasciare la mia Chiesa, ma sto mostrando con la teologia che bisogna prendere sul serio il Concilio Vaticano II e che l’essenza del cristianesimo è Gesù Cristo, ma quello della storia e non quello dei concili, che sono un’interpretazione ellenistica del Gesù Cristo del Nuovo Testamento».

01:22

Il discorso di Ratisbona

Telegiornale 31.12.2022, 21:00

Le ultime distanze

Quando nel 2005 il cardinale Ratzinger venne eletto Papa, Küng salì a Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi, per incontrare il suo antico amico e insieme il suo antagonista in tante battaglie teologiche. L’incontro fu cordiale, seppure le posizioni dei due rimasero distanti. Küng , in particolare, rimase fermo sulle sue posizioni sul “no” al dogma dell’infallibilità papale enunciato da Pio IX nel 1870. Negli anni successivi Küng tornò a criticare Benedetto. Contestò al Papa il mancato dialogo con il popolo ebraico, accusandolo di aver sostenuto il processo di beatificazione di Pio XII e la remissione della scomunica ai Vescovi lefebvriani, e anche quello con l’Islam richiamando la lezione di Ratisbona. Sono distanze ancora oggi presenti tra Roma e la Germania, la Chiesa più avanti e insieme più antiromana esistente.

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