L’Autorità nazionale palestinese (ANP) è sull’orlo del collasso finanziario. Lo ha dichiarato giovedì la Banca Mondiale attraverso un rapporto. Le cause? Il completo prosciugamento dei flussi di risorse e della forte recessione dell’economia palestinese.
Stando al rapporto, alla fine del 2023 l’ANP aveva un deficit di 682 milioni di dollari, circa il 3,9% del PIL palestinese: le previsioni di quest’anno parlano di un valore quasi raddoppiato, raggiungendo 1,2 miliardi di dollari.
La guerra in corso complica la situazione. Da una parte si registra un forte calo delle entrate fiscali raccolte dal governo israeliano ma non trasferite all’ANP. In base agli accordi di pace vigenti, il ministero delle finanze israeliano ha infatti il compito di riscuotere le tasse per conto dei palestinesi e successivamente trasferirli a Ramallah.
L’istituzione finanziaria stima, sulla base dei dati a disposizione, una pesante recessione dell’economia palestinese, che oscillerà tra il 6,5% e il 9,4%. A Gaza la prospettiva è disastrosa, dove la crescita sarà – si stima – più che dimezzata rispetto l’anno passato.
L’insicurezza alimentare colpisce il 95% della popolazione di Gaza
La forte recessione sta portando a un aumento della povertà in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. In quest’ultima, quasi tutta la popolazione è scesa sotto la soglia di povertà. Una delle ragioni è la distruzione dei posti di lavoro negli ultimi sei mesi, con quasi 500’000 posti persi, di cui 200’000 a Gaza e quasi 150’000 che coinvolgono i palestinesi che si recano in Israele per lavorare.
Anche la situazione umanitaria continua a deteriorarsi: l’insicurezza alimentare colpisce il 95% della popolazione di Gaza, mentre il nord della Striscia è ora considerato in stato di carestia. “L’insicurezza alimentare sta raggiungendo livelli catastrofici”, sottolinea il rapporto.
Basato su uno studio della London School of Hygiene and Tropical Medicine e della Johns Hopkins University negli Stati Uniti, il rapporto suggerisce che tra 58’000 e 66’000 persone potrebbero morire di fame “se le tendenze attuali dovessero continuare”.
Fanteria a Rafah
Fumo si alza da Gaza
“Finora abbiamo eliminato più di 180 terroristi a Rafah”, così si è espresso giovedì sera il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari, annunciando alla popolazione i risultati ottenuti durante l’attuale invasione di terra nella città meridionale, dove negli ultimi mesi centinaia di migliaia di palestinesi hanno trovato rifugio dai bombardamenti.
Il portavoce ha annunciato giovedì sera che la fanteria ha raggiunto l’area di Shabura, dove le milizie di Hamas stavano riprendendo terreno. Allo stesso tempo, le truppe israeliane hanno distrutto cannoni e razzi che sarebbero stati lanciati in territorio israeliano, continua Hagari. Sono stati distrutti anche tunnel e percorsi sotterranei e si sta lavorando per localizzarne altri. “L’operazione sul terreno è intensa e determinata, con battaglie difficili in aree complesse”, ha spiegato.
Johnson vuole invitare Netanyahu al parlamento statunitense
Lo speaker Mike Johnson
Il presidente della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, Mike Johnson, vuole invitare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a parlare nella sua camera del parlamento, nonostante le forti critiche all’azione militare nella guerra di Gaza.
Il repubblicano lo ha annunciato giovedì sera (ora locale) durante un evento organizzato dall’ambasciata israeliana a Washington. Johnson non ha specificato quando si terrà il discorso. Tuttavia, mercoledì aveva già detto che stava lavorando a una data con Netanyahu e che l’invito ufficiale sarebbe stato emesso questa settimana.
La mossa è destinata a creare scompiglio: per questioni di protocollo, il leder della maggioranza democratica al Senato – Chuck Schumer – dovrebbe accettare l’invito per dare il via libera al discorso. Alti ranghi del partito, come Nancy Pelosi, si sono già espressi contro questa eventualità.
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