Una mozione di sfiducia trasversale è stata depositata oggi, venerdì, all'Assemblea Nazionale a Parigi con l'intento di far cadere il Governo francese, sulla scorta dell’approvazione senza voto della contestata riforma del sistema pensionistico voluta dal presidente Emmanuel Macron.
Si tratta di quella del gruppo indipendente LIOT – che riunisce centristi ed ex macronisti – firmata da 91 parlamentari provenienti da cinque gruppi politici di opposizione, in particolare da quelli della coalizione di sinistra NUPES. Non è invece stata firmata da nessun deputato di Les Républicains, il gruppo che fino all’ultimo si è mostrato spaccato nel dare sostegno alla riforma, motivo il per quale il presidente ha convocato un Consiglio dei ministri dell’ultimo minuto per chiedere alla premier Elisabeth Borne di usare il controverso articolo 49:3 della Costituzione, che permette al Governo di far passare una legge senza il voto finale della Camera. Legge che sarà poi promulgata ufficialmente, almeno che nel frattempo i parlamentari non sfiducino l’Esecutivo.
Anche il Rassemblement National (RN,estrema destra) ha depositato nel pomeriggio una mozione di sfiducia. Tuttavia, è quella del LIOT che con ogni probabilità otterrà più voti: essendo il gruppo parlamentare poco profilato, le opposizioni hanno già dichiarato che convergeranno su questo testo.
Mancano una trentina di voti all'appello
È tuttavia poco probabile che il Governo ne esca sfiduciato. Per essere accettata, la mozione deve ottenere almeno 287 voti favorevoli, ma sinistra, LIOT e RN insieme contano 257 rappresentanti. Servirebbero quindi altri 30 suffragi, ma è difficile che così tanti repubblicani – vero ago della bilancia di questa legislatura – votino per far cadere l’Esecutivo. Il rischio molto concreto in questo caso è infatti che il presidente Macron sciolga l’Assemblea Nazionale e indica nuove elezioni legislative. Ma, stando agli osservatori politici francesi, non sono molti i repubblicani che vogliono rimettere il loro mandato in mano agli elettori, soprattutto in questo periodo di forti turbolenze politiche.
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