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Pay tv, denunciati 223 utenti

Per la prima volta nel mirino della Guardia di Finanza finiscono i clienti e non le piattaforme illegali di distribuzione. E ora rischiano 8 anni di carcere

  • 20 febbraio 2020, 08:52
  • 22 novembre, 19:53
01:17

RG 07.00 del 20.02.2020 Il servizio di Anna Valenti

RSI Info 20.02.2020, 08:52

  • ANSA
Di: FD/ANSA/RG 

Giro di vite della Guardia di Finanza italiana contro gli abbonamenti pirata alle pay tv, che permettono, con poche decine di euro al mese, di vedere le partite di calcio su Sky e Dazn, le serie tv e i film su Netflix e addirittura la musica su Spotify; un sistema che è diffuso anche in Ticino.

Per la prima volta a pagare sono i clienti, e non le organizzazioni che gestiscono le piattaforme. Sono infatti 223 le persone denunciate in Italia per ricettazione e per violazione dell'articolo 171 octies della legge 633/41, quella sul diritto d'autore. I colpevoli rischiano fino a otto anni di carcere e 25'000 euro di multa.

"È una svolta epocale nella lotta alla pirateria, finalmente chi sbaglia paga", ha commentato l'AD della Lega Serie A Luigi De Siervo. Della stessa idea anche il presidente dell'Anica Francesco Rutelli, che parla di "un'operazione senza precedenti".

In settembre dell'anno scorso, la procura di Napoli aveva chiuso un'indagine con al centro la piattaforma streaming 'Xtreams Codes', un colosso internazionale con ricavi illegali per circa 60 milioni l'anno e 5 milioni di potenziali clienti, che però non erano ancora stati individuati al momento del blitz.

"Acquistando questi abbonamenti - dicono i finanzieri - i clienti non solo alimentano il circuito criminale, ma condividono con le organizzazioni i propri dati personali e bancari, esponendosi a rischi informatici di ogni tipo".

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