Il vertice europeo si è concluso: archiviata per il momento la Brexit, venerdì le discussioni si sono concentrate sulle relazioni con Pechino, in vista del vertice UE-Cina, in agenda il 9 aprile a Bruxelles.
Le parti prevedono di accelerare sull'accordo per gli investimenti e "chiuderlo nel 2020" grazie alla creazione di un nuovo "meccanismo di monitoraggio politico per un continuo esame dei progressi nei negoziati", in modo che i leader possano fare il punto "entro fine anno". Lo dice la bozza di dichiarazione congiunta in fase di negoziato, consultata dall'agenzia ANSA.
Viene inoltre sottolineata la volontà di "riequilibrare i livelli di apertura dei rispettivi mercati con un accordo entro l'estate del 2019" su una serie di priorità che vanno dalla proprietà intellettuale alla cybersicurezza, passando dai farmaci, al fine di "eliminare le barriere di accesso" e "assicurare un ambiente" economico "equo e non discriminatorio", si legge nel documento.
UE e Cina concordano poi sul rafforzamento della cooperazione per garantire "un ambiente aperto, sicuro, stabile, accessibile e pacifico nel settore delle tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni", promuovendo l'applicazione del "diritto internazionale e lo sviluppo di norme volontarie non vincolanti e regole per un comportamento responsabile dello Stato nel cyberspazio".
"Mi appello al vostro senso dello humor"
"Il dibattito sulla Cina è stato molto più facile che quello sulla Brexit perché Pechino non vuole entrare nell'UE", ha detto il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, durante la conferenza stampa di chiusura, inscenando un siparietto.
Alle domande incalzanti dei giornalisti, Tusk ha precisato di non aver "mai paragonato il paese asiatico alla Gran Bretagna", e ha fatto appello al loro "senso dell'umorismo". Il presidente, in imbarazzo, ha sottolineato che "la Gran Bretagna per noi è ancora un membro della famiglia europea" passando poi la parola a Jean-Claude Juncker perché spiegasse la sua battuta iniziale.
"Pechino è un rivale sistemico", ma anche "un partner economico" dell'Unione Europea, ha dichiarato in seguito il presidente francese Emmanuel Macron, elogiando il documento della Commissione europea e affermando che "il tempo della ingenuità europea è finito".