Nonostante le sanzioni scattate a seguito dell'invasione dell'Ucraina, la Russia si appresterebbe a incassare circa 1 trilione di rubli (14 miliardi e mezzo di franchi) in più dalle esportazioni di petrolio e gas, rispetto allo scorso anno. Una stima che arriva dal ministro delle finanze russo Anton Siluanov, il quale tra l'altro, in un'intervista televisiva ha specificato che parte di questi ricavi verranno usati per finanziare l'offensiva in Ucraina.
Altri dati indipendenti indicano che la Russia sta continuando a incassare molto dalla vendita di idrocarburi: si parla di oltre 800 milioni di franchi al giorno dall'esportazione di gas e petrolio dalla sola Europa. Dall’inizio della guerra il valore dell'export è aumentato del 8% rispetto all'anno scorso.
Una crescita che si spiega anche con l'aumento dei prezzi di gas e soprattutto petrolio sul mercato internazionale. L’Occidente, dunque, compra un po’ meno, ma spende molto di più.
Proprio il petrolio è uno dei temi caldi a Bruxelles: l'UE sta cercando un accordo questo fine settimana per bloccare l'import dalla Russia via mare (ma non via oleodotto), nella speranza di convincere anche l'Ungheria, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha accusato l'Unione Europea di tergiversare.
Secondo i dati dell'Agenzia internazionale dell'energia, la Russia è il terzo produttore mondiale di petrolio dopo Stati Uniti e Arabia Saudita. Circa il 60% delle esportazione finisce in Europa, mentre il 20% in Cina. Tra i maggiori importatori ci sono la Lituania, la Finlandia, la Slovacchia, la Polonia e l'Ungheria.
Una parte del petrolio russo transita verso ovest proprio attraverso l'Ucraina, per mezzo dell'oleodotto Družba (che letteralmente vuol dire "amicizia").