Gli abitanti di Gaza “non sono depressi”, ma “non ho sentito una parola di collera, sono persone molto serene”. “Gaza è distrutta, tutto è distrutto, ma non gli abitanti, non sono in ginocchio, sono vivi, per me questo è un segno di speranza”. Lo ha dichiarato il cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme, di ritorno dalla Striscia dove ha potuto compiere ieri, lunedì, la sua visita pastorale di Natale.
“Io sono un uomo di fede, e vedo la realizzazione della speranza in queste persone semplici”, “pregano perché la guerra finisca e sperano di poter tornare alla normalità ma senza puntare il dito contro nessuno, senza rabbia”, ha detto Pizzaballa parlando in una conferenza stampa nella sede del Patriarcato di Gerusalemme, in parte trasmessa in diretta da RaiNews.
“Naturalmente sono esausti” ma “chiedono scuole, le chiedono più dell’acqua, più dell’alloggio”, “pensano ai bambini e la scuola è una necessità”.
Il cardinale ha quindi ricordato: “Questo è il secondo anno senza scuola a Gaza, non se ne parla molto. Gaza è piena di bambini e la scuola è importante”, e in questo “la Chiesa cristiana può essere presente”.
“A Gaza è tutto distrutto, la situazione è molto grave, ma qualche segno di speranza, di vita, c’è ancora”, ha aggiunto Pizzaballa, in un colloquio con La Stampa.
Il patriarca, unico esponente straniero ad aver effettuato due visite a Gaza, glissa sulle polemiche scaturite dalle parole del Papa circa un rifiuto, poi smentito dalle autorità israeliane, del suo ingresso a Gaza. “Io alla fine sono entrato, questi sono i fatti. L’ingresso a Gaza non è mai semplice, ci sono tante questioni, di protocollo, di sicurezza e così via - racconta -. È importante restare sui fatti. Sono entrato e voglio ringraziare quelli che mi hanno aiutato. Ci sono stati dei problemi, degli ostacoli, ma ci sono state anche persone che poi hanno aiutato a risolvere e questo è quello che conta”.
Il Papa “è sempre stato molto chiaro. Forse non siamo abituati a un Papa che non usa molte sfumature. Ha chiesto la fine della guerra, di questa come di tutte le altre, chiedendo la liberazione degli ostaggi - prosegue -. Lo ha detto parecchie volte. E ha anche condannato in maniera chiara la reazione considerata sproporzionata. Questa guerra come tutte le guerre è molto crudele ed ha avuto e ha un impatto molto forte su tutto e su tutta la popolazione”.
“È chiaro che noi come Chiesa cerchiamo di aiutare il più possibile, ma senza un cambiamento nella prospettiva politica sarà molto difficile avere un’influenza determinante sul sentimento della popolazione”, conclude.
Una tregua a Gaza sarebbe vicina
Telegiornale 22.12.2024, 20:00