Il rischio crollo del ponte Morandi di Genova era noto fin dal 2015 ai vertici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, quindi diversi anni prima dell'effettivo collasso del viadotto (costato la vita a 43 persone il 14 agosto del 2018). Lo scrive La Repubblica, sottolineando che "alle riunioni del Consigli di amministrazione di Autostrade per l'Italia (Aspi) partecipa un rappresentante del Mit, membro del Collegio sindacale. E questo organo con il CdA ha condiviso “l’indirizzo di rischio basso” per il viadotto genovese", nonostante un "documento di programmazione del rischio", stilato dall'Ufficio rischio di Autostrade, passato dai vari CdA sia di Aspi che di Atlantia, parlasse, dal 2014 al 2016, per il Morandi di "rischio crollo. Dicitura che dal 2017 diventa "rischio perdita stabilità".
Ieri (mercoledì) il quotidiano italiano aveva reso noto il sequestro, da parte della guardia di finanza, del documento in questione (fino a ieri rimasto segreto), comprovante che il rischio di un crollo era noto ad Atlantia, azienda italiana attiva nel settore delle infrastrutture autostradali e aeroportuali, fin dal 2014.
NOT 11.00 del 20.11.2019 La corrispondenza di Alessandro Braga
RSI Info 20.11.2019, 12:28
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Fino a ieri i dirigenti di Autostrade per l'Italia avevano dichiarato ai magistrati che, per il viadotto, nessun rapporto di Spea (società delegata al monitoraggio della rete autostradale) aveva messo in allarme per il pericolo di crollo.
Intanto - scrive il quotidiano - la concessionaria non smentisce l’esistenza del rapporto svelato da Repubblica, ma sostiene che il rischio fosse solo teorico.
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