Cresce la pressione sul valico di Rafah, alla frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, l’unico punto di accesso praticabile per gli aiuti umanitari, ma allo stesso tempo l’unico corridoio per sfollare da nord. “Al momento è una situazione molto difficile per il governo egiziano - dice alla RSI la giornalista ed esperta Laura Cappon - . Il valico di Rafah, dall’inizio degli attacchi di Hamas, è stato bombardato per tre volte. È stato danneggiato e quindi al momento non è stato possibile neanche far arrivare gli aiuti umanitari”.
Egitto, ma anche Giordania e Turchia stanno cercano di capire come far entrare questi aiuti ai palestinesi. “Sarebbe la cosa migliore, anche perché allevierebbe parzialmente la situazione. Dopo un’invasione di terra israeliana, l’Egitto potrebbe ritrovarsi a ospitare gli abitanti di Gaza che scappano dalla guerra”.
Una possibilità, continua la giornalista, che l’Egitto non è disposto a concedere. “Il presidente Abdel Fattah al-Sisi lo ha detto chiaramente alcuni giorni fa. La disponibilità c’è, ma ha dei limiti. L’Egitto ospita già 9 milioni di rifugiati tra sudanesi e siriani, per esempio, e di altre nazionalità. La prospettiva di trovarsi nel nord del Sinai una situazione di sicurezza molto delicata non è qualcosa che il governo del Cairo è disposto ad accettare”.
Un altro punto molto sensibile riguarda la diplomazia. Il Cairo è sempre stato un mediatore tra Israele e Hamas. “Il presidente al-Sisi cercherà di mantenere il suo posto di mediatore. Ricordiamo che l’Egitto è stato il primo paese ad aver riconosciuto Israele con gli accordi di Camp David negli anni ‘70”. Il problema, continua la giornalista, “è che l’Egitto, anche a livello diplomatico, in questo momento non è stato tenuto al corrente delle trattative e dei contatti che ci sono stati per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita”. La comunità internazionale, continua Laura Cappon, “critica l’Egitto perché, pur avendo contatti, non è riuscito a dissuadere Hamas da un attacco così atroce. È quindi costantemente in perdita di credibilità”.
Al contrario di altri paesi del Golfo, come per esempio il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, “che stanno invece cercando di proporsi come mediatori nella scena. Inoltre l’Egitto si trova in un momento molto difficile. A livello politico si voterà, anche se il risultato è scontato in una dittatura ampiamente consolidata, ma la situazione economica è fragilissima e in molti pensano che questa situazione faccia scendere l’Egitto a compromessi”.. In uno scenario di accoglienza dei profughi da Gaza, “il Cairo potrebbe essere costretto a cedere in cambio di cospicui aiuti economici, di cui oggi ha disperatamente bisogno”, conclude la giornalista.
Gaza, evacuazione impossibile
Telegiornale 14.10.2023, 12:40