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Primo sì per fermare il "no deal"

Johnson, sconfitto al voto parlamentare, espelle chi si è opposto alla sua linea dura sulla Brexit, tra questi il nipote di Churchill

  • 4 settembre 2019, 21:37
  • Ieri, 21:15
Boris Johnson

Boris Johnson

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Boris Johnson ha subito una nuova sconfitta, mercoledì, nella seconda lettura della legge che si oppone a una Brexit senza accordo (no deal), proposta dalle opposizioni e dai parlamentari conservatori ribelli dello stesso partito del premier britannico. In caso di successo finale, la legge diverrebbe vincolante e impedirebbe l'uscita dall'Unione Europea senza accordo. La mozione Benn mercoledì è passata con 329 sì contro 300 contrari. Un risultato che rispecchia quello della prima batosta assestata ieri all'Esecutivo grazie anche al voto di 21 conservatori moderati di spicco che, martedì sera, hanno adottato una mozione per ottenere un rinvio della Brexit. Due sconfitte di fila, dunque, che certificano lo sgretolamento della maggioranza di Governo, ma a cui il premier Tory non ha alcuna intenzione di rassegnarsi. Johnson, infatti, ha minacciato, in caso di sconfitta, elezioni anticipate.

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Intanto anche l'ironia della storia si è abbattuta sul divisivo leader conservatore. Johnson, infatti, ha espulso dal suo partito nientemeno che il nipote di Winston Churchill, sir Nicholas Soames, reo di essersi opposto con altri 20 parlamentari ribelli alla linea dura del premier sull'addio all'UE. Fa riflettere il fatto che proprio Johnson si consideri una sorta di erede politico dello statista britannico e ne abbia esaltato le gesta in una biografia di successo: eppure per suo ordine viene messo alla porta il parente più stretto fra i discendenti dell'artefice della vittoria contro il nazi-fascismo durante la Seconda guerra mondiale, figura guida nel Pantheon dei Conservatori.

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La cacciata di Soames si è consumata per di più il 3 settembre, data densa di significato per la Gran Bretagna: esattamente in quel giorno di ottant'anni fa, nel 1939, Londra dichiarava guerra alla Germania nazista, al principio del secondo conflitto mondiale. Nei mesi e negli anni successivi toccò proprio a Churchill prendere le redini di un Paese abbattuto e (inizialmente) sconfitto sui campi di battaglia dalle armate tedesche e portarlo alla vittoria finale attraverso un lungo percorso di "lacrime e sangue", come l'allora primo ministro aveva solennemente promesso.

ATS/M. Ang.

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