L’economia britannica si è contratta dello 0,2% nel secondo trimestre di quest’anno rispetto a quello precedente: una sorpresa per molti analisti, che si attendevano al massimo una stagnazione. È la prima volta che accade dal 2012, e anche se non si può ancora parlare tecnicamente di recessione (per farlo occorrono almeno due trimestri consecutivi negativi) il dato solleva preoccupazione.
All’origine del dato c’è la forte accumulazione di stock effettuata dalle imprese all’inizio dell’anno, in previsione dell’uscita del Paese dall’UE, poi rinviata dal 29 marzo al 30 ottobre. Le imprese hanno destinato risorse alla preparazione della Brexit sottraendole agli investimenti.
Per quanto volatili, tutti i dati indicano una perdita di slancio dell’economia britannica. In termini annuali si è passati dall’ 1,8% dello stesso periodo dell’anno passato all 1,2%. Grazie alla riduzione della disoccupazione e agli aumenti salariali, i consumi delle famiglie hanno resistito meglio degli investimenti, con una crescita dello 0,5%.
Intanto il premier Boris Johnson ha invitato tutto il suo staff a non prendere vacanze pima del 31 ottobre, una mossa che – secondo alcuni – potrebbe indicare l’intenzione di indire elezioni a sopresa in autunno. Secondo l’emittente privata Sky, Johnson avrebbe scritto ai funzionari governativi indicando come prima priorità la preparazione per una Brexit senza accordo.