"Skandalös" potrebbe essere il nome di un profumo esclusivo o di una nuova collezione di moda. In questo caso però è il motto di una manifestazione contro la nota casa di abbigliamento tedesca Hugo Boss.
Ad organizzare sabato scorso il sit in di fronte al flagship store del brand di moda a Berlino è stato il gruppo Vitsche, un’associazione di esuli ucraini in Germania. Gli attivisti giudicano come scandaloso il fatto che il brand tedesco continui a fare buoni affari in Russia nonostante le sanzioni imposte all’Occidente al regime di Putin.
Il sit in di fronte al flagship store di Hugo Boss a Berlino
"Manifestiamo contro Hugo Boss perché l’azienda continua ad esportare in Russia. Ma non solo. Dopo l’invasione russa in Ucraina le esportazioni della casa di moda sono ancora aumentate e questo è inaccettabile. Non solo sotto un punto di vista etico, ma anche strategico. Hugo Boss paga molte tasse in Russia. Soldi con i quali il regime di Putin finanzia la sua guerra e in passato finanziava anche gruppi mercenari come quello Wagner, afferma Krista Marija Läbe dell'associazione Vitsche.

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SEIDISERA 04.07.2023, 18:45
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Prima dell’invasione dell’Ucraina la Russia era un importante partner commerciale della Germania. Oggi gran parte delle multinazionali tedesche come Volkswagen, Mercedes Benz o Siemens hanno però cessato le loro attività nel Paese. Altre invece continuano ufficialmente o indirettamente a mantenere stretti rapporti commerciali con i russi. Quello di Hugo Boss non è l’unico caso.
"Un’altra azienda che se ne infischia delle sanzioni è la filiale tedesca della multinazionale alimentare Mondelez, con i suoi marchi Milka, Orio o Kraft che continuano ad esempio a sponsorizzare generosamente gruppi sportivi e istituzioni in Russia. Ci sono poi tutta una serie di piccole e medie imprese tedesche attive nel settore dell’elettrotecnica e dell’informatica che aggirano le sanzioni e attraverso paesi terzi esportano i loro prodotti in Russia. Prodotti che servono anche per costruire razzi e armi. Anche il colosso tedesco di prodotti bellici Rheinmetall ha continuato ad esportare in Russia dopo l’annessione della Crimea", aggiunge un'altra attivista.
Il sit in di fronte al flagship store di Hugo Boss a Berlino
Le proteste contro la casa di moda continueranno fin tanto che Hugo Boss non cesserà le sue attività commerciali con la Russia.