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In Ucraina dagli oligarchi al "partito della guerra"

Come il conflitto ha cambiato gli equilibri politici e chi sono le persone più vicine a Volodymyr Zelensky

  • 2 luglio 2023, 06:39
  • 11 agosto 2023, 14:45
Di: Stefano Grazioli

L’invasione russa ha per forza di cose cambiato il panorama politico in Ucraina e mutato gli equilibri di potere all’interno del Paese, con il blocco oligarchico che aveva appoggiato l’arrivo di Volodymr Zelensky alla Bankova, il palazzo presidenziale, che ha dovuto cedere influenza al cosiddetto partito della guerra. Mentre da un lato è cresciuta l’autorità dei fedelissimi del capo dello Stato e degli uffici presidenziali, dall’altro Governo e Parlamento hanno ridimensionato i loro compiti, con la legge marziale in vigore che snellisce le procedure decisionali e marginalizza il Legislativo.

Alla Rada (il Parlamento) l’opposizione moderata, quella che fa riferimento all’ex presidente Petro Poroshenko e all’ex premier ed eroina della rivoluzione arancione del 2004 Yulia Tymoshenko, si è in sostanza appiattita sulle posizioni del partito del presidente, mentre quella radicale, filorussa, è stata bandita dalla Rada. Dall’inizio del conflitto sono state vietate per decreto presidenziale undici formazioni e Viktor Medvedchuk, maggior sponsor del Blocco d’opposizione, secondo partito rappresentato in Parlamento, è stato arrestato e poi scambiato con prigionieri di guerra ucraini.

Il cerchio magico

L’entourage del presidente è quello che già dalle elezioni del 2019 ha preso in mano l’agenda politica e di comunicazione, prima in tempo di pace e poi di guerra. Si tratta delle vecchie conoscenze di Zelensky, dei suoi compagni di viaggio ai tempi della sua attività di attore e comico, fedelissimi che nel corso degli anni sono passati appunto dalla fiction alla realtà del conflitto con la Russia. Si va dal consigliere Mikhaylo Podolyak, ex giornalista passato alla politica e punta di diamante nella strategia di comunicazione e propaganda, a Andrei Yermak, capo dell’Amministrazione presidenziale, la stanza dei bottoni dietro ogni attività di Zelensky. Accanto a loro ovviamente anche il premier Denis Shmyhal, seconda scelta, dopo le dimissioni nel 2020 di Olexey Honcharuk, e soprattutto il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, colui che tiene le fila con gli alleati occidentali, Stati Uniti in primis. Washington è il primo sponsor del presidente e del governo ucraino, anche se per quel riguarda le questioni strettamente militari ci sono stati vari screzi nel corso dei primi sedici mesi di conflitto.

Il partito della guerra

Il generale Valery Zaluzhny, capo delle forze armate ucraine è la figura fondamentale nella conduzione della guerra e il suo ruolo nel contesto ucraino è cresciuto oltre la cornice militare, tanto che le ali più radicali lo vedrebbero bene in corsa alle prossime presidenziali del 2024 in alternativa a Zelensky. Difficile in realtà che ciò avvenga, senza contare che sul voto del prossimo anno pesa l’andamento del conflitto per cui non è escluso uno spostamento a data da destinarsi.

Il ministro della Difesa Olexey Reznikov, un altro dei fedelissimi di Zelensky, ha rischiato già più di una volta il posto e il suo ruolo è stato ridimensionato, al contrario di quello del capo dell’intelligence del ministero della Difesa Kirilo Budanov. Protagonista delle maggiori operazioni al di fuori del terreno stretto, dagli scambi di prigionieri alla regia dei colpi messi a segno in territorio russo, dall’assassinio di Daria Dugina, fatta saltare su un’autobomba a Mosca, all’attentato al ponte di Kerch passando al coordinamento delle incursioni di gruppi di miliziani stranieri, russi e polacchi, nelle regioni russe di confine, Budanov si è assicurato un ruolo decisivo nella lotta con tutti i mezzi alla Russia.

Gli oligarchi

Se nel caso della Russia sono state anche le sanzioni occidentali a ridimensionare il ruolo dei grandi poteri economico-finanziari del paese, in Ucraina il primato della politica, esercitato in primo luogo dal presidente Zelensky, è tornato grazie alla guerra e alla legge marziale: il peso dei vari oligarchi che prima avevano molto da dire anche sulle questioni politiche è diminuito fortemente, cosi che i vari Rinat Akhmetov, Ihor Kolomoisky, Konstantin Zhevago e via dicendo si sono ritrovati al margine, talvolta perseguiti dalla giustizia.

Anche l’ex capo di stato Poroshenko, imprenditore tra i più ricchi del paese, alla vigilia della guerra era stato accusato di alto tradimento per aver collaborato durante la sua presidenza con i filorussi delle repubbliche separatiste, si è salvato però grazie all’arrivo del conflitto che ha rinserrato le linee in chiave antirussa. Zelensky, arrivato alla presidenza grazie proprio all’appoggio degli oligarchi, uno su tutti Kolomoisky, ha poi tentanto di limitarne l’influenza con leggi ad hoc e se il conflitto lo ha aiutato nel processo, resta ancora da vedere quale sarà il loro ruolo una volta finita la guerra.

La situazione in Ucraina

Telegiornale 25.06.2023, 12:30

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