Analisi

Putin d’Arabia

La visita del presidente russo nel Golfo dimostra che Mosca non è isolata e che intrattiene anche relazioni con paesi schierati con l’Occidente - Asse con Abu Dhabi e Riad fondamentale per il commercio e l’energia

  • 7 dicembre 2023, 08:32
  • 7 dicembre 2023, 11:03
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Il presidente russo con il principe saudita Mohammed bin Salman

  • Keystone
Di: Stefano Grazioli 

Vladimir Putin si è recato per una visita lampo nel Golfo, facendo tappa negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita. Il viaggio è stato importante per due motivi: innanzitutto dal punto di vista politico per il fatto di poter dimostrare che la Russia non è isolata sulla scacchiera politica internazionale e intrattiene buoni rapporti con diversi paesi che non appartengono allo schieramento occidentale e ritengono invece Mosca un alleato o comunque un partner; poi per quello economico, dato che parte fondamentale delle relazioni con Abu Dhabi e Riad viene giocata dalle questioni commerciali ed energetiche. Non è un caso che il presidente russo sia stato accompagnato non solo dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov, ma da una nutrita delegazione costituita tra gli altri dai vice primi ministri Andrei Belousov e Alexander Novak, dal ministro dell’Industria e del Commercio Denis Manturov, dalla capa della Banca Centrale,Elvira Nabiullina, e dai quelli di Roscosmos e Rosatom, i colossi statali aerospaziale e nucleare, rispettivamente Yuri Borisov e Alexei Likhachev, e anche dal leader ceceno leader Ramzan Kadyrov.

Russi ad Abu Dhabi

Ad Abu Dhabi il sovrano Mohammed bin Zayed Al Nahyan ha ricordato che gli Emirati Arabi Uniti sono il più grande partner della Russia in Medio Oriente, nonché il suo più grande investitore. Putin ha osservato che le relazioni bilaterali hanno raggiunto un livello senza precedenti e nel 2022 il fatturato commerciale è aumentato del 67,7%. L’anno scorso, quasi un milione di turisti russi ha visitato il paese, dove è stata stata aperta anche una scuola russa e verrà costruita anche una chiesa ortodossa. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina gli Emirati sono diventati uno di questi paesi, come la Turchia, dove i cittadini russi hanno avuto la possibilità di viaggiare liberamente o anche trasferirsi, senza complicazioni burocratiche ed accolti appunto a braccia aperte. A Riad Putin ha incontrato il principe ereditario Mohammed bin Salman, che ha osservato come grazie all’aumentata cooperazione politica con la Russia sia stato possibile influenzare positivamente la situazione in Medio Oriente, rafforzando la sicurezza regionale.

L’asse del petrolio con Riad

Nonostante infatti le frizioni di un decennio fa a causa della guerra in Siria, dove si trovano sostanzialmente su fronti opposti, Russia e Arabia Saudita hanno mantenuto aperto negli ultimi anni il dialogo, che si è sviluppato anche proprio grazie al fatto che Riad ha riconosciuto in Mosca un importante attore nella regione. Se quindi nel primo decennio degli anni Duemila, con Putin appena arrivato a Cremlino e occupato nei primi mandati nella stabilizzazione interna dopo il difficile periodo di Boris Yelstin e gli anni della prima transizione postcomunista, Russia e Arabia Saudita sono rimaste a debita distanza, già a partire dal 2015 è iniziato l’avvicinamento. Da una parte la svolta a Mosca dopo la prima crisi ucraina del 2013/2014 e le tensioni crescenti con Europa e Stati Uniti, dall’altra i reciproci interessi su una scacchiera mondiale che si stava modificando: in primo luogo la questione del controllo del mercato petrolifero, fondamentale per due paesi produttori ed esportatori, unita agli sforzi di collaborazione anche nel settore del gas e alla volontà del Cremlino di attrarre capitale saudita in Russia.

Dall’Opec+ ai Brics

L’invasione russa dell’Ucraina nel 2022 non ha modificato il quadro, anzi l’ha rafforzato, grazie anche al fatto che i rapporti tra Arabia Saudita e Stati Uniti si sono raffreddati. Riad è in cerca di un ruolo sempre maggiore a livello mondiale e le tradizionali alleanze sembrano essere quasi un ostacolo. L’asse con Mosca e la decisione si ridurre progressivamente la produzione petrolifera per stabilizzare il mercato su prezzi favorevoli ai produttori, idealmente tra gli 80 e 1000 dollari al barile, rientra nella strategia che all’interno dell’Opec+ soddisfa anche il Cremlino, impegnato ad assorbire le sanzioni occidentali, superando il tetto dei 60 dollari imposto per i paesi dell’Unione Europea e del G7. Inoltre l’Arabia Saudita potrebbe presto entrare nel gruppo dei Brics, trainato da Russia e Cina, che si sta posizionando come contraltare alle organizzazioni e istituzioni occidentali. Quella tra Riad e Mosca, come del resto quella ormai già avviata tra Mosca e Pechino e quella ancora a livello embrionale tra Riad e Pechino, non si basa certo su la comunione dei valori, ma su quella degli interessi, sui quali è più facile trovare compromessi e benefici reciproci.   

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