L’analisi

Putin tra politica estera e priorità interne

Il discorso del presidente russo ha posto l’accento sulla questione Ucraina - Molto spazio è stato dato anche alla tenuta sociale del Paese e alle sfide economiche

  • 29 febbraio, 16:50
  • 14 marzo, 08:00
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Putin minaccia l'Occidente

Telegiornale 29.02.2024, 20:00

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Di: Stefano Grazioli 

L’annuale discorso alla Nazione di Vladimir Putin è tradizionalmente diviso in due parti, una in cui il presidente si rivolge alla comunità internazionale, l’altra nella quale parla appunto al Paese, illustrando la situazione interna. Anche questa volta lo schema è stato il medesimo, con la prima, decisamente più contenuta, dedicata al contesto della guerra in Ucraina e al quadro internazionale, la seconda, ben più ampia, allo sviluppo interno della Russia, alla vigilia delle elezioni presidenziali del 17 marzo, ma con lo sguardo sul futuro del prossimo decennio. Si tratta sempre naturalmente di uno spettacolo di propaganda unilaterale, ricco di retorica, ma comunque utile per tentare di interpretare i piani e gli umori del Cremlino alla luce del detto e del non detto.

Il quadro internazionale

Riguardo alla questione Ucraina e ai rapporti con l’Occidente Putin come previsto ha mostrato i muscoli, ribadendo la linea bellica, in una fase del conflitto favorevole a Mosca e con l’Ucraina in difficoltà anche a causa della mancanza di aiuti occidentali. Il presidente russo, riprendendo anche la dialettica della lotta dell’Unione Sovietica contro il nazismo adattata alla situazione attuale, ha affermato che la cosiddetta operazione militare speciale che la Russia sta conducendo in Ucraina da due anni è una lotta giusta per la sicurezza e la sovranità del Paese, sostenuta dalla maggioranza assoluta dei russi. Putin ha rilanciato inoltre la minaccia nucleare e paventato tragiche conseguenze nel caso dello spiegamento di truppe occidentali nell’ex repubblica sovietica.

Il messaggio verso Stati Uniti e Unione Europea, i principali alleati di Kiev che nei giorni scorsi hanno fatto sempre più quadrato intorno all’Ucraina con le promesse di inviare maggiori aiuti, è stato dunque chiaro, anche nel senso dell’esclusione implicita di una possibile apertura per eventuali trattative di tregua. Il Cremlino vuole sfruttare il momento vantaggioso e proseguire il conflitto per allagare il perimetro dei territori già conquistati. Differente l’apertura verso gli Usa sul dialogo per la sicurezza globale, possibilità che indica in ogni caso che i canali della comunicazione sono aperti. Non è stato toccato il tema della Transnistria e della richiesta di protezione dei cittadini russi nell’autoproclamatasi repubblica indipendente al confine con l’Ucraina, segnale che al momento quindi la questione non sembra essere all’ordine del giorno, ma rimane un dossier che può essere aperto in qualsiasi momento.

La situazione in Russia

Nessun accenno di Putin ovviamente al caso Navalny e alla repressione del dissenso interno alla vigilia del prossimo voto. Il presidente si è soffermato invece a lungo sulle questioni sociali, dal problema demografico al classico dell’alcolismo, e su quelle economiche, promettendo una pioggia di rubli (700 miliardi, pari a 7 miliardi di franchi) spalmati per i prossimi sei anni in vari progetti di sviluppo nazionale. Molta attenzione alle famiglie, con la promessa di raddoppiare fino a 2’800 rubli al mese (circa 28 franchi) le detrazioni fiscali per il secondo figlio e fino a 6’000 rubli (circa 60 franchi) quelle per il terzo figlio e per i successivi. L’obbiettivo del Cremlino è quello di mantenere la pace sociale, barattando per così dire la sicurezza economica con la fedeltà politica: le linee guida per l’economia russa entro il 2030 prevedono fra l’altro l’aumento del 70% degli investimenti nell’industria e la riduzione della quota delle importazioni al 17% del PIL.

Il presidente, almeno sul breve periodo, può contare sulla crescita economica del paese, derivata sì dallo slancio dell’industria militare, ma anche dal fatto che Mosca ormai da una decina d’anni ha imparato a convivere con le sanzioni occidentali e ha preso le contromisure spostando le relazioni finanziarie e commerciali verso l’est e il sud del mondo. Non è un caso che Putin abbia ricordato l’importanza crescente del gruppo dei BRICS, al quale partecipano stati autoritari come Russia e Cina, ma anche grandi democrazie come l’India e il Brasile. L’isolamento della Russia sul fronte occidentale non ha significato insomma quello nel resto del mondo, per adesso. D’altra parte, resta da vedere quanto nei prossimi anni potranno incidere ancora davvero i pacchetti restrittivi comminati da Unione Europea e G7 contro la Russia e se settori fino ad ora non toccati, come quello del gas e del nucleare, verranno, e in che modo, colpiti.

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