Le vacanze di Pasqua si avvicinano e probabilmente molti di coloro che potranno prendere qualche giorno di ferie avranno prenotato tramite piattaforme come airbnb.
Il loro utilizzo e le loro offerte stanno crescendo in modo esponenziale in Svizzera, tanto che alcune città e cantoni stanno prendendo delle contromisure. Il 12 marzo, lo ha fatto per esempio Lucerna con una votazione popolare che ha messo un tetto di 90 pernottamenti all'anno a questo tipo di affitti. Il problema è il conflitto fra l'affitto di corta durata ai turisti (economicamente più conveniente) e quello di lunga durata ai residenti.
In Svizzera nel 2022 i ricavi totali hanno raggiunto 1,13 miliardi di franchi, con un aumento del 24% rispetto al 2021 e del 30% rispetto al 2019. Un settore, quello dei portali di condivisione, che ha però suscitato anche malumore da più parti.
“In alcune città, soprattutto le più grandi, si crea questa competizione tra gli affitti a breve termine e quelli a lungo termine per la popolazione”, spiega alla RSI Stefano Scagnolari, responsabile dell’Osservatorio del Turismo e docente all’USI, “nel momento in cui i proprietari ma anche le agenzie immobiliari si accorgono delle possibilità di queste nuove entrate che crescono, ci potrebbe essere un fenomeno di sostituzione”.
Ma qual è l'identikit, se esiste, del cliente tipo di queste strutture? “Dipende dalle destinazioni”, risponde l’esperto, “per quanto riguarda le città il cliente è trasversale; per quanto riguarda le destinazioni più discoste sono persone che hanno desiderio di stare più a contatto con la natura e le famiglie”.
In merito al futuro, continua Scagnolari, “in Svizzera i dati dipingono due situazioni: quella delle grandi città dove l’offerta di soluzioni del genere è molto elevata, poi in crescita c’è l’offerta in zone già sviluppate turisticamente, con una presenza elevata di seconde case, e da questo punto di vista in alcune zone discoste dai centri urbani ci sono ulteriori possibilità di crescita e di sviluppo”.