L’esercito israeliano ha effettuato mercoledì nuovi attacchi sul territorio palestinese, dove si contano oltre 970 morti in meno di 48 ore. Si tratta del secondo giorno consecutivo di bombardamenti sulla Striscia di Gaza, dopo la violazione del cessate il fuoco in vigore con Hamas che durava da gennaio. Dall’inizio del conflitto, è salito a 49’547 il numero dei morti nella Striscia di Gaza, mentre i feriti sono 11’719, secondo quanto rende noto sul suo profilo Telegram il ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas.
Nel nord di Gaza, uomini, donne e bambini sono fuggiti attraverso un paesaggio devastato, a piedi o stipati in carri, costretti ancora una volta all’esodo già sperimentato durante i mesi di guerra.
Secondo una fonte delle Nazioni Unite, due dipendenti dell’ONU sono stati uccisi in un attacco a Deir el-Balah, nel centro del territorio. Il Ministero della Sanità di Hamas aveva precedentemente affermato che un dipendente straniero delle Nazioni Unite era stato ucciso e altri cinque feriti a causa di un attacco ai loro uffici. Israele ha negato di aver bombardato un edificio delle Nazioni Unite.
Jorge Moreira da Silva, capo dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di progetto (UNOPS), ha dichiarato mercoledì di essere “scioccato e devastato” dalla morte di un dipendente delle Nazioni Unite durante un raid a Gaza. “Non è stato un incidente”, ha dichiarato in una conferenza stampa a Bruxelles. I locali colpiti dall’esplosione erano “in una zona isolata” e “ben conosciuti”, ha sottolineato.
“Indispensabile” per liberare gli ostaggi
L’esercito israeliano afferma di colpire solo i militanti e attribuisce le morti dei civili ad Hamas perché opera in aree densamente popolate. Dopo due mesi di tregua, Israele ha lanciato su Gaza alcuni degli attacchi aerei più mortali dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023, affermando che la ripresa delle operazioni militari era “indispensabile” per garantire la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas.

Palestinesi camminano tra le macerie
Manifestazioni a Gerusalemme
Non la pensano così le famiglie degli ostaggi stessi. In Israele, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per una protesta contro il Governo, bloccando l’ingresso principale di Gerusalemme e marciando verso la residenza del primo ministro Benjamin Netanyahu.
I manifestanti si oppongono alla decisione del primo ministro di rimuovere il capo dello Shin Bet Ronen Bar e alla ripresa dei combattimenti a Gaza, oltre a chiedere un accordo per il rilascio degli ostaggi. “La follia deve finire prima che non ci sia più nessuno da salvare, prima che non ci sia più un Paese”, ha dichiarato ai manifestanti la leader della protesta Shikma Bressler.
Dei 251 ostaggi presi durante l’attacco di Hamas, 58 sono ancora detenuti a Gaza, di cui 34 dichiarati morti dall’esercito israeliano.

In Israele, migliaia di manifestanti sono scesi in piazza per una protesta contro il Governo

A Gaza torna la guerra
Telegiornale 18.03.2025, 20:00