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“Ecco perché Netanyahu ha sabotato l’accordo di pace a Gaza”

Hasni Abidi: “Un cessate il fuoco duraturo sarebbe anche la fine della carriera politica del premier israeliano e del governo: la sua priorità non sono gli ostaggi. Gli importa solo di preservare il suo potere”

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Gaza, fine della tregua, attacchi israeliani

SEIDISERA 18.03.2025, 18:00

  • Keystone
Di: SEIDISERA/M. Ang. 

“Questa volta il governo israeliano ha carta bianca da parte degli Stati Uniti, che a Gaza avevano promesso di scatenare l’inferno. Sappiamo che il premier israeliano Netanyahu e il presidente USA Donald Trump hanno una relazione molto stretta. L’attuale amministrazione statunitense ha spazzato via ogni posizione moderata e questo ce lo dice anche la forza inedita di questa operazione militare. Ci sono stati oltre 400 morti oggi e questo è frutto del sostegno al premier Netanyahu che ha voluto intensificare i bombardamenti su Gaza”, così Hasni Abidi, direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra, ai microfoni di SEIDISERA.

Netanyahu alla fine della prima fase ha cambiato i termini dell’accordo e fatto nuove proposte. E siamo giunti a questa situazione. La domanda è se anche Hamas abbia la sua parte di responsabilità. Hasni Abidi ricorda che l’accordo definiva una prima fase, che è stata rispettata da entrambe le parti. A fine marzo però è il governo Netanyahu che non ha voluto passare alla seconda fase: voleva prolungare la prima fase anche se il testo non cita possibili estensioni. Per questo Hamas ha rifiutato, spiega il direttore del Centro studi e ricerche sul mondo arabo e mediterraneo di Ginevra. Poi c’era la questione umanitaria. Israele ha bloccato i convogli, ha smesso di rispettare i termini dell’accordo e inoltre, con i bombardamenti, il cessate il fuoco è stato violato. “Hamas voleva il rispetto dell’accordo. Netanyahu invece lo ha sabotato, perché sa che la seconda fase porterebbe a un cessate il fuoco duraturo. E anche alla fine della sua carriera politica e del suo governo: la sua priorità non sono gli ostaggi. Gli importa solo di preservare il suo potere”, denuncia Hasni Abidi.

Ora ci si chiede se sia ancora possibile far ripartire i negoziati e tornare a questo accordo. “La guerra è ricominciata ed è una pessima notizia. È la fine del cessate il fuoco. L’accordo firmato il 19 gennaio, però, esiste ancora. È vero che ci vuole un miracolo per salvarlo ma dal 7 ottobre abbiamo visto che solo i negoziati hanno riportato a casa gli ostaggi israeliani - dice Abidi -. Quindi perché sabotarlo? Perché impedire il ritorno degli ostaggi e allo stesso tempo non alleviare la sofferenza della popolazione di Gaza? Oggi solo gli Stati Uniti possono far ripartire i colloqui, garantire la sopravvivenza degli ostaggi e il cessate il fuoco a Gaza”.                        

I Paesi arabi hanno un potere limitato - spiega Abidi -. Il peso massimo del mondo arabo è l’Arabia Saudita, grazie alle sue risorse finanziarie e alla buona relazione con il presidente Trump. Gaza non è la sua priorità assoluta ma è vero che Riad potrebbe condizionare la normalizzazione con Israele: al ritorno della calma sulla Striscia e al diritto dei palestinesi ad avere uno Stato. Ci sono poi Giordania ed Egitto che si rifiutano di accogliere i palestinesi della Striscia e si oppongono al loro sfratto dai territori. Anche questo potrebbe pesare, perché Trump non può realizzare il suo progetto di ricostruzione della Striscia se non sa dove mettere i palestinesi. Infine, non c’è solo il mondo arabo. Anche se l’Europa è presa da quanto sta succedendo in Ucraina, è importante che si opponga alla violazione del cessate il fuoco. Anche questo è un elemento in grado di riportare le parti a un dialogo indiretto, conclude Abidi.

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Netanyahu, “da ora i negoziati solo sotto il fuoco”

Intanto, martedì sera, il premier israeliano Benyamin Netanyahu, in un videomessaggio registrato., ha dichiarato che: “D’ora in avanti, Israele agirà con una forza crescente contro Hamas e i negoziati avverranno solo sotto il fuoco”. “Nelle ultime 24 ore, Hamas ha sentito la nostra forza. Voglio garantire a voi e a loro: questo è solo l’inizio. Continueremo a combattere per raggiungere tutti gli obiettivi della guerra”.

Hamas, non abbiamo respinto la proposta USA

Da parte sua il portavoce di Hamas Abdel-Latif al-Qanoua ha affermato che la sua organizzazione “sta affrontando in modo responsabile e positivo qualsiasi proposta per fermare l’aggressione e togliere l’assedio” ed è in costante contatto con i mediatori. In una dichiarazione su Telegram citata da Al-Jazeera, al-Qanoua ha affermato che “la proposta (degli USA) era sul tavolo delle trattative e Hamas non l’ha respinta e l’ha affrontata positivamente. Netanyahu ha ripreso la guerra per ostacolare l’accordo”. “L’interesse di Hamas era nella continuazione dell’accordo e continuerà a trattare in modo flessibile e positivo con i mediatori per respingere l’aggressione”, ha affermato il portavoce.

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