Al WEF la giornata di mercoledì, in particolare dedicata al Medio Oriente, ha visto tra i temi sul tavolo anche l’attacco con missili e droni condotto nel pomeriggio di martedì dall’Iran in Pakistan. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, presente a Davos, ha affermato che l’obiettivo era di colpire un gruppo islamista sunnita presente nel Paese, Jaish-ul-Adl, che opera nel sud-est dell’Iran. Questi ha precisato che dal territorio pachistano, Haish al-Adi “ha condotto numerose azioni in Iran, in particolare quella nel commissariato di Rask”, nel quale, lo scorso dicembre, furono uccise undici guardie di frontiera iraniane.
Si tratta di “nuovi attacchi” perché l’Iran già a inizio settimana ha colpito diversi obiettivi in Iraq e in Siria in risposta ad un attentato suicida rivendicato dallo Stato Islamico che ha ucciso oltre 90 persone a inizio gennaio. Per Islamabad questo attacco potrebbe avere delle conseguenze gravi: è stata definitiva un’aggressione illegale e una violazione non provocata del suo spazio aereo. Nella serata di mercoledì il ministro degli esteri pachistano ha detto all’omologo iraniano che Islamabad ha il diritto di rispondere all’attacco dell’Iran.
Va detto che Iran e Pakistan spesso si accusano a vicenda di consentire ai gruppi ribelli di operare dai rispettivi territori per lanciare attacchi, ma è raro che le forze ufficiali dei due paesi intervengano. L’attacco di ieri ha dunque messo fortemente a rischio le relazioni diplomatiche tra i due vicini ma ha anche creato qualche preoccupazione in una regione già fortemente in crisi a causa dalla guerra tra Israele e Hamas.
All’inizio della giornata, il Pakistan ha deciso di richiamare il proprio ambasciatore da Teheran e ha dichiarato che l’ambasciatore iraniano a Islamabad, attualmente in visita in Iran, non potrà tornare per il momento.
Secondo Riccardo Redaelli, professore di “Geopolitica” e di “Cultura e civiltà del Medio Oriente” all’Università Cattolica di Milano, “quella contro il Pakistan è la necessità di ribattere agli attacchi di questo gruppo separatista sunnita nel Beluchistan iraniano che è una vasta regione divisa fra Iran e Pakistan. Una serie di attacchi hanno spinto l’Iran per la prima volta a reagire anche in modo così plateale, ufficiale, colpendo direttamente in Pakistan. Ma non è una strategia di attacco quanto piuttosto di difesa, e anche un segnale dato a Islamabad poiché il Pakistan è sempre molto ambiguo nel nell’ospitare questi gruppi sunniti”.
L’Iran militarmente non è più forte di quanto ci si aspettava. Lo stesso docente milanese spiega alla RSI che, a livello convenzionale, le forze aeree tradizionali iraniane sono vecchie, deboli. Quello che è molto forte nell’Iran è la cosiddetta capacità di risposta asimmetrica. Proprio perché sanzionato, proprio perché si sente sotto minaccia dagli Stati Uniti e da una serie di nemici, l’Iran da ormai da vari decenni si è sviluppato soprattutto nel campo dei missili. Rispetto all’esportazione di droni verso la Russia, il professor Redaelli spiega che questa esportazione a Mosca permette anche di rafforzare la collaborazione militare e produce delle entrate finanziarie non indifferenti per Teheran.
Iran, attacchi che fanno discutere
SEIDISERA 17.01.2024, 18:30