L'inflazione nel Regno Unito, la più elevata nei Paesi nel G7, è rimasta all'8,7% su base annua in maggio anche se gli analisti si attendevano un leggero calo. Stando all'Ufficio nazionale di statistica, accanto ad energia e alimentari (+18,4%) sono soprattutto biglietti aerei, auto d'occasione e concerti e spingere verso l'alto i prezzi.
La Banca d'Inghilterra ha già portato il tasso di riferimento al 4,5%
Alla luce di questo dato e della crisi del costo della vita che si fa sempre più acuta, viene ora dato per scontato che giovedì la Banca d'Inghilterra annunci un nuovo ritocco verso l'alto dei tassi di riferimento, il 13mo consecutivo. La domanda è ora piuttosto se sarà di un quarto di punto o di mezzo punto. Oggi siamo al 4,5%.
Questo al costo di contribuire a un rallentamento dell'economia. La politica dell'istituto centrale è sostenuta dal Governo, come ribadito dal ministro delle finanze Jeremy Hunt. Il premier Rishi Sunak aveva già promesso di dimezzare l'inflazione entro fine anno.
Colpa anche della Brexit, come suggerisce questo cartello esposto durante una manifestazione in febbraio a Londra
Rispetto agli Stati Uniti, dove i tassi sono al 4%, e alla zona euro che ha un'inflazione scesa in maggio dal 7 al 6,1%, il Regno Unito ha subito maggiormente l'impatto della crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina, anche perché dipende molto dal gas per il riscaldamento. A questo si aggiungono le difficoltà della ripresa post-Covid, in termini di difficoltà logistiche e carenze di personale, e ancora gli effetti della Brexit. Gli scioperi si sono susseguiti negli ultimi mesi in vari settori, dai medici agli insegnanti fino al clero anglicano, per chiedere aumenti salariali che compensino il rincaro.
Il nuovo ritocco dei tassi rischia di acutizzare anche un altro problema, quello dell'alloggio per 1,4 milioni di proprietari di case i cui mutui sono in scadenza nei prossimi mesi. Erano stati negoziati a tassi bassissimi negli anni scorsi. Le rate ipotecarie future per loro potrebbero quintuplicarsi.