"Guardi, io ho una malattia polmonare cronica, ci vedo poco, fatico a camminare…quando entreranno in vigore i tagli previsti dalla legge sulla sanità…sarò già morta. Ma ho figli e nipoti. Sono preoccupata per loro". La signora Melany, 68 anni, siede in fondo a questo grande salone. È venuta qui ad ascoltare Dave Brat, deputato repubblicano eletto in questo distretto nel sud della Virginia. Pochi giorni fa, ha contribuito col suo voto a far approvare la nuova riforma della sanità al Congresso di Washington, anche se manca ancora il sì definitivo del Senato.
"Voglio dirgli che non sono d’accordo", aggiunge la signora.
La sala si riempie. Quasi esauriti i 700 posti a sedere. Fuori, sulla strada, decine di persone protestano. Hanno cartelli con la scritta "Riposa in pace". Si riferiscono ovviamente al diritto alla salute, che potrebbe "portare alla tomba" – dicono – chi non ha i soldi per pagare l’assistenza.
La protesta popolare
"Anche molti elettori repubblicani, qui, perderanno la copertura sanitaria", dice un signore sulla sessantina. "Non è una questione politica, è una questione di vita o di morte" grida il reverendo Walter Clark, un felpa gialla e una voce stentorea.
Siamo a Midlothian, una manciata di chilometri fuori Richmond, capitale della Virginia. Questa è una circoscrizione elettorale profondamente repubblicana. Eppure la legge approvata dai conservatori per sostituire la cosiddetta Obama-care non piace a molti.
Andrew Al Kazar, 39 anni, dice di essere – suo malgrado – uno dei pochissimi che trarrà beneficio da questa riforma. È inchiodato a una sedia a rotelle a causa di una sclerosi multipla. Le sue si chiamano "condizioni pre-esistenti": con la nuova Trump-care, i costi per le cure schizzerebbero verso l’alto. "Questa legge toglie i soldi ai poveri per darli alle persone come me, che hanno la fortuna di avere risorse. E questo non mi fa dormire. Mi chiedo come faccia a dormire di notte questo deputato repubblicano".
Emiliano Bos