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Serbia al voto, il partito di Vucic dato per favorito

Ultimo sondaggio Ipsos: il Partito del Progresso al 44,6%, secondo posto per il movimento di opposizione “La Serbia contro la violenza”, di Dragan Djilas (23,6%)

  • 17 dicembre 2023, 06:54
03:47

Domenica, Serbia al voto

Telegiornale 15.12.2023, 20:00

Di: AP/EBU/ANSA/RSI Info 

Chiusa giovedì a mezzanotte la campagna elettorale in Serbia - con venerdì e sabato giornate di silenzio elettorale (è proibita la propaganda politica) - tutto è pronto in vista delle parlamentari anticipate di domenica 17 dicembre (inizialmente previste per il 30 aprile 2026), indette dal presidente serbo Aleksandar Vucic per eleggere i membri dell’Assemblea nazionale. Oltre alle parlamentari, si terranno anche le elezioni provinciali e locali della Vojvodina in 65 città e comuni, tra cui la capitale Belgrado. I seggi saranno aperti dalle 7.00 alle 20.00. L’affluenza prevista sarebbe di poco più del 56%.

I sondaggi

Secondo l’ultimo sondaggio dell’istituto Ipsos di giovedì sera (condotto tra il 12 e il 14 dicembre su un campione di 3’712 elettori), il Partito del progresso serbo (SNS, conservatore) del presidente Aleksandar Vucic è accreditato del 44,6% dei consensi, seguito dal movimento di opposizione “La Serbia contro la violenza”, che ha come principale leader Dragan Djilas (dato al 23,6%). La terza forza è il Partito socialista serbo (SPS) del ministro degli esteri Ivica Dacic (dato all’8,7%). I socialisti sono alleati del Partito del progresso nel governo di Belgrado (guidato dalla premier Ana Brnabic, esponente dell’SNS). Altre tre formazioni minori, schierate all’opposizione, supererebbero la soglia di sbarramento del 3%.

Il Partito del progresso è salito al potere dopo le elezioni del 2012, quando ha formato un governo di coalizione con i socialisti. Alle elezioni parlamentari del 2022, l’SNS ha perso la maggioranza parlamentare, mentre i partiti di opposizione sono tornati all’Assemblea nazionale.

Ana Brnabic è premier dal 2017. Dopo diversi rimpasti il suo terzo gabinetto, inaugurato nell’ottobre 2022, è stato coinvolto anche nella crisi del Kosovo settentrionale e ha dovuto affrontare le proteste antigovernative da maggio a novembre 2023, scatenate dalla sparatoria nella scuola di Belgrado e da un omicidio di massa avvenuto nei pressi di Mladenovac e Smederevo.

L’opposizione divisa tra pro-UE e nazionalisti di destra

L’opposizione è divisa in due campi. Il primo è la cosiddetta opposizione pro-europea. I partiti di opposizione che hanno organizzato le proteste hanno formato la coalizione “Serbia contro la violenza” in ottobre. Questo blocco comprende partiti civici, verdi e di centro-sinistra i cui programmi sono incentrati sull’adesione della Serbia all’UE. Nel parlamento uscente questo blocco contava circa 40 deputati. Il secondo blocco di opposizione è quello dei nazionalisti di destra. Gran parte del loro programma è incentrato sul Kosovo. Finora i partiti di questo blocco avevano circa 20 deputati in Parlamento.

Vucic: ‘”Tutti alle urne, voglio la maggioranza assoluta”

Vucic ha trasformato il voto in una sorta di referendum. Secondo lui sarebbe necessario dare ampia e piena fiducia al Partito del progresso per proseguire nella politica di crescita economica, sviluppo e ammodernamento del Paese, mentre votare per una qualsiasi forza del fronte di opposizione significherebbe decretare un ritorno indietro della Serbia, a un passato segnato da crisi, corruzione, disoccupazione e umiliazioni in campo internazionale. “Prevedo una larga vittoria dell’SNS, e mi dirò soddisfatto solo con la maggioranza assoluta”, ha detto il presidente in un discorso giovedì. “Mi aspetto più di 125 seggi (il Parlamento unicamerale ne conta 250, ndr) in modo da garantire pace e stabilità alla Serbia, e la prosecuzione del suo cammino di successo”. Poi ha ringraziato i vari leader internazionali che gli hanno espresso appoggio in vista del voto, compresi il premier ungherese Viktor Orban e la presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni.

Ma dall’opposizione, a cominciare da “La Serbia contro la violenza”, la principale formazione dello schieramento alternativo a Vucic, le accuse sono pesanti. Vucic, si afferma, ha consolidato sempre più il potere nelle proprie mani indebolendo l’intero apparato democratico nel Paese, nascondendo quello che sarebbe in realtà un sensibile indebitamento della Serbia, e favorendo una spirale dei prezzi divenuti per larghe fasce sociali insostenibili. E i centri di corruzione politica non sarebbero stati smantellati, come sostenuto dalla dirigenza.

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