A Città del Messico si concludono gli ultimi preparativi per l’arrivo del Presidente Biden e il primo ministro Trudeau. Insieme al presidente Lopez Obrador sono i tre leader dell’America del Nord e i protagonisti del summit che si terrà il 9-10 gennaio prossimo. Sono anche i tre Stati firmatari dell'accordo di libero scambio USMCA (United States-Mexico-Canada Agreement) che oltre al commercio include anche accordi per investimenti, politiche energetiche, ambientali, diritti dei lavoratori.
Con la prima visita alla frontiera dall’inizio della sua presidenza, Joe Biden manda il messaggio sull’importanza del tema migratorio, in cima all’agenda del summit. Allo stesso tempo annuncia nuove misure per contenere gli arrivi alla frontiera. Tra queste il numero di rifugiati ammessi nei prossimi due anni provenienti da America Latina e Caraibi triplicherà fino a 20'000. Ogni mese, inoltre, si permetteranno 30'000 entrate negli Stati Uniti per persone provenienti da Cuba, Haiti, Nicaragua, Venezuela, Paesi in grave difficoltà economica o politica.
Ma la differenza potrebbe risultare non tanto dalle entrate, quanto dalle uscite. Il Messico infatti si impegna ogni mese a ricevere 30'000 persone dagli stessi paesi ed espulse dagli Stati Uniti. Ci si aspettano misure più rigide e più rapide per approvare deportazioni. Queste misure servono a limitare gli ingressi in attesa che la Corte Suprema decida se mantenere l’Articolo 42, una misura introdotta dall’amministrazione Trump che permette di bloccare chiunque alla frontiera per limitare i contagi da covid-19, sempre più difficile da giustificare.
Sicurezza e lotta alla droga sono parte dell’agenda, quest’anno rafforzata dal recente arresto di Ovidio Guzman, figlio di El Chapo e tra i capi di una fazione del cartello di Sinaloa, una volta controllato dal padre. In discussione sarà la sua estradizione negli Stati Uniti, così come è stato dopo la terza cattura del padre. Ovidio Guzman era già stato arrestato dall’esercito tre anni fa, ma rilasciato dopo l’ondata di violenza scatenata dai membri del cartello di Sinaloa contro l’esercito. Un momento di profonda umiliazione per Lopez Obrador. Ovidio Guzman si trova oggi a Città del Messico, lontano dalla roccaforte controllata dal cartello di Sinaloa.
Molte le aspettative su temi economici, in discussione da mesi. La pandemia, la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, le tensioni geopolitiche legate a Taiwan hanno favorito la strategia nota come nearshoring, che punta a spostare la catena di produzione e distribuzione tra Messico, Stati Uniti e Canada. La vicinanza geografica e l’alleanza politica tra i tre paesi garantisce un minore rischio di rimanere tagliati fuori dall'approvvigionamento di prodotti strategici.
Un'industria su cui si punta in particolare è quella dei semiconduttori, al momento concentrata a Taiwan e su cui Cina e Stati Uniti hanno allocato enormi investimenti. Senza semiconduttori nessun computer, cellulare o elettrodomestico funzionerebbe. Se il Messico è visto come meta favorita, non mancano gli ostacoli. Tra i più difficili da superare ci sono le opposte politiche energetiche a supporto dei nuovi investimenti. La mancanza di un tanto atteso accordo, potrebbero portare al blocco di un’industria a cui, in maniera diversa, stanno puntando tutti e tre i Paesi.