L’inchiesta è ancora "alle battute iniziali", ma la procura di Pescara già indaga per "disastro e omicidio colposo" sulla tragedia dell’hotel Rigopiano, alle pendici del Gran Sasso, in Abruzzo, travolto il 18 gennaio da una valanga sotto la quale hanno trovato la morte nove persone, altre 20 risultano disperse e 11 sono sopravvissute.
Tra i filoni d’indagine, ha sottolineato la procuratrice aggiunta di Pescara, vi sono quelli "relativi a circostanze e decisioni sull’apertura e lo stato d’esercizio dell’hotel e sulla sua viabilità di accesso". Cristina Tedeschini ha anche confermato che "ci sono state interferenze nelle comunicazioni e inefficacia nei flussi comunicativi, ma al momento non tutto appare rilevante ai fini dell’indagine", aggiungendo, a proposito dei ritardi dei soccorsi che "al massimo si è persa un’ora", dettaglio che "sul piano causale" non risulta "di particolare rilievo", viste le lungaggini verificatesi a causa del maltempo per raggiungere la zona da soccorrere.
Gli inquirenti hanno acquisito diversi atti, tra cui “le comunicazioni telefoniche, via Whatsapp e scritte” da e verso l’albergo, come “l’email inviata dall’hotel Rigopiano alla prefettura”. La magistratura ipotizza inoltre che non sia stata prestata sufficiente attenzione ai bollettini sul rischio valanghe che la piattaforma governativa MeteoMont dirama quotidianamente e invia alle autorità.
ansa/mamo