Un’intensa guerra civile e poi un periodo di apparente stabilità in Siria. Stabilità che si è sgretolata in dieci giorni, domenica la caduta del regime Assad. Come è stato possibile? Risponde ai microfoni della RSI Riccardo Redaelli, docente di geopolitica, cultura e civiltà del Medio Oriente all’Università Cattolica di Milano.
“Ad aver vinto la guerra civile non è stato propriamente il regime di Bashar al Assad, ma sono stati soprattutto i russi e gli iraniani”, spiega Redaelli, interpellato dal Radiogiornale. “Una vittoria che in realtà non aveva portato né alla pacificazione né alla ricostruzione del Paese”.
La Siria si trovava quindi in uno stato di stabilità precaria sostenuta soprattutto dall’esterno: “Dalle milizie di Hezbollah, dagli aiuti iraniani e da quelli russi”. Situazione che negli ultimi anni è cambiata, con la “Russia impegnata in Ucraina e sfinita militarmente, l’Iran indebolito ed Hezbollah decimato dagli attacchi israeliani”.
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Moderati o pseudo moderati?
Al potere ora ci sono i ribelli di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), capeggiati da Abu Mohammad al Jolani, che si presenta come moderato: lo è davvero? “In Medio Oriente molti sono moderati finché non ottengono il potere. Io li chiamo pseudo moderati”. Redaelli ricorda che al Jolani “viene da Al Qaeda, è un salafita jihadista fortemente integralista cresciuto in una cultura che nega la diversità culturale religiosa e che ha sempre creduto nella violenza”. Ora, “vedremo come tratteranno le minoranze religiose e quelle etnico-culturali”.
Dire cosa succederà ora è difficile: “In Siria sono in gioco molte forze, alcune sono ancora difficili da capire, ma dietro di esse ci sono spesso attori regionali e internazionali”. Secondo Redaelli, se questi si impegneranno per il bene della Siria, e non unicamente per i loro interessi, allora potrebbe esserci speranza per il Paese. Altrimenti la Siria ripiomberà “nel disastro della guerra civile”.
I ribelli conquistano Damasco
Telegiornale 08.12.2024, 12:30