L’incursione dei ribelli nei territori controllati dal governo e la ben documentata presa di Aleppo hanno riportato alla ribalta la guerra civile in Siria: un teatro bellico rimasto in questi ultimi anni un po’ in sordina – data l’attenzione riservata dapprima all’Ucraina e poi alla guerra fra Israele e Hamas – ma che non è mai stato del tutto sopito.
Sono quasi 15 anni che si combatte in Siria, dove la guerra è iniziata nel 2011 con le proteste contro il regime di Bashar al-Assad, presidente dal 2000, da quando morì il padre Hafez al-Assad, che governò a sua volta il Paese per 30 anni. Entrambi hanno mantenuto il potere attraverso un regime autocratico; Bashar al-Assad è stato accusato di numerosi crimini di guerra durante il conflitto interno iniziato sotto la sua presidenza, che è costato centinaia di migliaia di morti e ha provocato milioni di sfollati.
Ecco, quindi, quali sono state le fasi principali della guerra civile in Siria:
Marzo 2011, inizio delle proteste: le manifestazioni contro il governo di Bashar al-Assad si inseriscono in quella che era stata definita come “Primavera Araba”, ovvero una serie di proteste, rivolte e ribellioni armate che si sono verificate in parte del mondo arabo tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011. Queste proteste hanno portato alla caduta dei governi in Tunisia ed Egitto, mentre in Siria sono state represse con la violenza, portando a scontri fra manifestanti e forze di sicurezza.
Luglio 2011, formazione dell’Esercito Siriano Libero: alcuni soldati dell’esercito regolare disertano, formando l’Esercito Siriano Libero e segnando così l’inizio della lotta armata contro il governo di al-Assad.
2012-2013, escalation del conflitto: il conflitto si intensifica con l’ingresso di vari gruppi ribelli e anche di gruppi islamisti, tra cui il Fronte al-Nusra (gruppo salafita inizialmente affiliato ad al-Qaeda e poi momentaneamente sostenuto dallo Stato Islamico) e l’organizzazione Stato Islamico, organizzazione terroristica jihadista e salafita. Entrambi questi gruppi islamisti avevano l’obiettivo di rovesciare il governo per fondare uno stato islamico integralista basato sulla sharia, la legge coranica. In questo periodo, la guerra civile si è estesa in tutta la Siria e ha coinvolto anche potenze straniere.
Bashar Al-Assad (d) in una recente fotografia
Intervento internazionale (2014-2015): gli Stati Uniti e una coalizione internazionale iniziano a bombardare le posizioni dello Stato Islamico in Siria. Anche la Russia interviene, direttamente a sostegno del governo di Bashar al-Assad, ribaltando così le sorti del conflitto.
Battaglia di Aleppo (2016): Aleppo diventa uno dei principali campi di battaglia della guerra civile siriana. Dopo mesi di assedio da parte dei lealisti e di bombardamenti, le forze governative riconquistano la città che era nel frattempo finita nelle mani dei ribelli, segnando così una svolta significativa nella guerra.
Aleppo, in questi giorni: ribelli distruggono l'effige del presidente siriano
Declino dello Stato Islamico (2017-2019): altro attore chiave nel conflitto sono le forze curde, che grazie al supporto della coalizione internazionale guidata dagli USA riescono a riconquistare gran parte dei territori occupati dallo Stato Islamico in Siria ma anche in Iraq, inclusa la città di Raqqa, che era diventata nel frattempo una sorta di capitale dello Stato Islamico.
2020-2024, situazione attuale: il regime di Assad ha ripreso il controllo della maggior parte del paese, ma il conflitto continua in alcune aree. La situazione umanitaria rimane critica, con milioni di sfollati e gravi violazioni dei diritti umani.
Ora, il colpo di scena: forze ribelli, come ampiamente riferito in questi giorni, hanno ripreso il controllo della città di Aleppo, la seconda per popolazione di tutta la Siria.
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