Milizie jihadiste e ribelli filo-turchi hanno preso il controllo ormai della maggior parte di Aleppo, nel corso della folgorante offensiva da loro scatenata mercoledì, che ha permesso di occupare rapidamente una settantina di località e attaccare poi la città controllata fin qui dalle truppe governative fedeli al presidente Bashar al Assad. Queste ultime si stanno ritirando praticamente senza combattere, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, una ONG con base nel Regno Unito e una fitta rete di informatori nella regione. In tre giorni sono morte nei combattimenti oltre 300 persone: circa 180 ribelli, un centinaio di soldati siriani e una trentina di civili.
Le forze armate regolari hanno spiegato che si tratta di un passo indietro temporaneo, un ritiro tattico volto a preparare una controffensiva che scacci i miliziani.
Quelli in corso sono i primi combattimenti di grande portata nel Paese da diversi anni a questa parte. In seguito alla guerra civile che era scoppiata nel 2011, appoggiato dalla Russia e dall’Iran il regime aveva riconquistato gran parte del territorio e la città di Aleppo nel 2016. Nelle mani di gruppi come Hayat Tahrir al Sham, dominato dall’ex ramo siriano di al Qaida e ora alla testa di questa offensiva, rimanevano vaste aree della provincia di Idlib e settori di quelle di Aleppo, Hama e Latakia.
Il sostegno militare di Mosca a Damasco continua a manifestarsi anche in questa circostanza: in coincidenza con l’arrivo di importanti rinforzi fra i guerriglieri, l’aviazione russa ha bombardato Aleppo per la prima volta dal 2016. In realtà, però, questo sostegno è di molto ridotto rispetto al recente passato, secondo gli analisti.
In Siria si confrontano molti interessi diversi, quelli di Israele e Stati Uniti, che non esitano a colpire i propri obiettivi, quelli di Russia e Iran alleati di Damasco e quelli turchi a nord. Mosca e Teheran hanno spinto Assad, il cui regime alla luce di questi ultimi avvenimenti appare quantomai debole, verso un riavvicinamento con Ankara, che però da anni stenta a concretizzarsi anche perché la Siria chiede alla Turchia di ritirare le proprie truppe schierate lungo la frontiera comune.
Siria, la situazione torna a preoccupare
SEIDISERA 29.11.2024, 18:00
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