“Ritengo plausibile pensare sia stato usato un neurotossico organofosforato, lo stesso utilizzato nell’agosto 2013 nella periferia di Damasco”. Sono le parole di Olivier Lepick, professore di storia e politica internazionale all’Istituto di alti studi internazionali di Ginevra, ai microfoni del Radiogiornale Rsi (ascolta l’intervista integrale).
Se i dubbi sulla natura chimica dell’attacco di martedì costato la vita, secondo l’ultimo bilancio aggiornato, a 72 persone nella regione del nord-est di Khan Cheikhoun sono sempre meno, lo stesso non si può dire dei presunti mandanti. Le reazioni e le accuse incrociate si moltiplicano a distanza di un giorno. Per Lepick in realtà i dubbi sono pochi: “Lo ha condotto il Governo siriano visto l'utilizzo di velivoli.”
RG 18.30 del 4 aprile 2017 — L'intervista di Anna Valenti
RSI Info 05.04.2017, 14:35
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La Russia difende Assad, i ribelli respingono le accuse
Mercoledì mattina le autorità russe hanno ribaltato la responsabilità dell’accaduto sui ribelli siriani, confermando il raid del regime di Bashar al Assad, ma sostenendo che ad essere colpito sia stato un deposito "terrorista" contenente sostanze tossiche, all’origine dell’avvelenamento. Per il Ministero della difesa russo l’arsenale di armi chimiche era destinato ai combattenti in Iraq. Mosca ha anche bollato i resoconti sull'attacco chimico come "falsi", ribadendo il proprio sostegno ad Assad nella lotta al terrorismo e rigettando la risoluzione del consiglio di sicurezza ONU.
I ribelli però non ci stanno e, sempre mercoledì, hanno respinto ogni accusa. Hassan Hadj Ali, comandante dell’Esercito libero siriano, ha assicurato che nessuna posizione militare ribelle è stata colpita martedì. “Tutti hanno visto l’aereo lanciare il gas” ha spiegato. In zona non c’è alcuna nostra postazione militare, men che meno un sito di produzione di armi.”
Le condanne dal resto del mondo
Il biasimo e la responsabilizzazione del regime di Damasco nella giornata di mercoledì sono giunte da ogni parte del globo. Ankara, che pur non sbilanciandosi ha definito l’operazione disumana, avrebbe le prove della matrice chimica dell’attacco e le invierà all’Organizzazione mondiale della sanità. In mattinata sono poi arrivate le accuse del ministro degli esteri britannico Boris Johnson: "Non ho visto assolutamente nulla che non suggerisca la responsabilità del regime. Vorrei vedere i colpevoli pagare un prezzo per questo" ha dichiarato arrivando alla Conferenza sulla Siria a Bruxelles. Anche Washington, Parigi e Roma hanno puntato il dito contro Damasco, convocando la riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che oggi dovrebbe esprimersi sulla risoluzione che condanna gli attacchi chimici e chiede un’indagine in tempi brevi. "Ieri abbiamo visto cosa ha fatto il regime, ma il mondo non si deve scioccare visto che gli lascia fare quello che fa" ha dichiarato invece, non senza polemica, il primo ministro libanese Saad Al-Hariri.
La Svizzera deplora e tende la mano
Sempre da Bruxelles anche il consigliere federale Didier Burkhalter ha condannato con fermezza l'uso di armi chimiche contro la popolazione civile e chiesto che venga fatta chiarezza su simili "attacchi". Il ministro degli esteri elvetico, in una nota del DFAE, ha sottolineato la volontà della Svizzera di contribuire alla pace nella regione, mettendo a disposizione i suoi buoni uffici. Dallo scoppio della crisi e fino al 31 dicembre 2016, Berna ha destinato 250 milioni di franchi per far fronte alla conseguenze umanitarie del conflitto.
Dalla conferenza internazionale sul futuro della Siria si sono levate anche alcune voci istituzionali. Il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterrez ha censurato fermamente i continui “crimini di guerra in Siria”, giudicando come “orribile” l’attacco chimico. "Quello che abbiamo visto ci ha terrificato" e le orribili immagini dell'attacco chimico di ieri in Siria "ci ricordano le nostre responsabilità" ha da parte sua commentato Federica Mogherini, alto rappresentante per la politica estera europea, che nella serata di ieri aveva sostenuto una “primaria responsabilità del regime” nell’attacco chimico.
“Servono 8 miliardi”
Intano sempre da Bruxelles secondo Stephen O'Brien, coordinatore per i soccorsi delle Nazioni Unite, per le necessità siriane immediate del 2017 sono necessari circa 8 miliardi di dollari. Dopo aver qualificato l'attacco chimico di ieri come un "atto abominevole", O'Brien ha specificato che "è necessario avere accesso alla Siria e averlo in sicurezza" per la consegna degli aiuti umanitari.
dielle/ATS/Reuters/AFP
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