Il reportage

Siria, le mogli dei foreign fighters in trappola

Hanno seguito i loro mariti e poi si sono ritrovate a vivere nel campo Al Roj con l’impossibilità di essere rimpatriate

  • 20 maggio, 05:49
  • 20 maggio, 05:49

Le donne dell’ISIS che non possono tornare a casa

RSI Info 20.05.2024, 05:49

Di: Ilaria Romano

Nella Siria autonoma del Nord, una delle aree del paese che si è resa indipendente durante la guerra civile, vivono ancora le mogli e i figli di ex combattenti dello Stato Islamico. Alcune, una minoranza, sono siriane e irachene; altre, la maggioranza, sono straniere arrivate fra il 2014 e il 2018 prevalentemente da Europa, Africa e paesi ex sovietici.

Nonostante siano ormai trascorsi più di cinque anni dalla battaglia di Baghuz che nel 2019 ha segnato per l’ISIS la perdita dell’ultima roccaforte in Siria, per alcune centinaia di famiglie, circa 750 solo nel campo di Al Roj, nel distretto di Al Hasaka, e molte di più in quello di Al Hawl, il destino resta incerto perché per varie ragioni non si è mai realizzato un accordo di rimpatrio con i paesi d’origine.

Ogni caso è a sé: ci sono donne con doppia cittadinanza, altre per le quali è difficile accertarla, senza la collaborazione degli altri Stati interessati e con gli scarsi mezzi che le Forze Siriane Democratiche hanno a disposizione, e infine quelle che decidono di restare in Siria, perché sanno che non sarebbero mai riaccettate dai familiari e dalla società di origine perché considerate terroriste.

Nel frattempo, in assenza di un intervento, anche i minori sopravvivono e crescono in un ambiente privo di servizi e fortemente radicalizzato, nonostante i tentativi dell’amministrazione della Regione autonoma di riabilitarli in appositi centri, lontano dalle madri, fra le critiche della comunità internazionale che continua a non occuparsene.

La procura federale chiede più mezzi

Telegiornale 11.04.2024, 12:30

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