Un movimento che intende cambiare i confini dello Stato americano dell'Idaho, includendo le aree rurali del vicino Oregon e possibilmente anche del nord della California, e procurandosi così anche uno sbocco sul Pacifico, sta crescendo.
Le contee favorevoli a cambiare Stato
La scorsa settimana cinque contee (delle 36 dell'Oregon) si sono espresse a favore di una correzione dei confini con un tasso di favorevoli medio del 62% e altre due lo avevano fatto in novembre (altrettante, allora, si erano opposte). Il motivo? Alla base del movimento "Greater Idaho" guidato dal 74enne Mike McCarter, che a La Pine dirige una struttura per esercitarsi con le armi da fuoco, c'è l'insoddisfazione per le politiche condotte dalla capitale Salem. L'Oregon "viola continuamente i valori e le libertà" dei "normali americani rurali" che sono in minoranza, "ha decriminalizzato la droga, non protegge dai criminali, dai violenti, dagli illegali, dai piromani nelle foreste e dai senza casa", si legge sulla pagina del movimento. Un esempio perfetto del divario città-campagna che caratterizza anche altre zone degli Stati Uniti. Ogni tema divide, dalla religione all'immigrazione fino alle leggi sulla protezione degli uccelli, i cui escrementi "sono dappertutto", si lamenta una signora (ascolta il reportage in testa all'articolo).
"Cosa altro possiamo fare se non provarci?", si chiede quindi McCarter. Il progetto, va detto, non ha nessuna possibilità concreta di andare in porto, perché occorrerebbe l'approvazione sia del Legislativo di Stato che del Congresso, entrambi a maggioranza democratica. Le aree favorevoli a una "secessione" sono a grande maggioranza conservatrici. L'Oregon nel suo complesso ha infatti votato Biden grazie al peso preponderante delle città come Portland, mentre nelle contee in questione Donald Trump è arrivato a sfiorare l'80% dei consensi. L'Idaho, dal canto suo, è repubblicano.