Sottovalutata la tossicità dei PFAS

La tossicità dei PFAS, i cosiddetti inquinanti eterni, è stata fino a ora sottovalutata. A lanciare l’allarme è un nuovo studio pubblicato dalla rivista Nature Geoscience, che traccia una nuova mappa mondiale, che comprende anche la Svizzera.

Le microparticelle sintetiche PFAS sono molto diffuse, sono utilizzate negli indumenti impermeabili, nelle schiume antincendio, nelle bottiglie di plastica. “Possono resistere anche centinaia di anni, purtroppo. Nei luoghi dove sono molto utilizzati, dove ad esempio ci si esercita contro gli incendi, se non si rimuovono subito, i PFAS resisteranno molto a lungo. È per questo che vengono chiamati gli inquinanti eterni: non si decompongono facilmente”, afferma il professore Denis O’Caroll, dall’università di Sydney.

Con un gruppo internazionale di ricercatori, O’Caroll ha riunito da tutto il mondo 48’000 prelievi da terreni e acque sotterranee, tra cui anche i risultai raccolti in Svizzera e resi noti lo scorso autunno. In Australia e Nuova Zelanda è dove i valori limite sono troppo spessi superati. Per l’Ufficio federale dell’ambiente in Svizzera nel 2022 ci sarebbe stato un caso fuori norma poi rientrato. Ma sono proprio i valori limite il primo problema segnalato dallo studio.

Esistono 14’000 tipi di PFAS, per cui occorre formulare norme diverse. E non solo. “Abbiamo guardato anche quello che c’è nei prodotti alimentari ordinari e misurato tutti i tipi di PFAS contenuti. E confrontando tutto ciò con i risultati delle misurazioni fatte nell’ambiente. Abbiamo visto che questi PFAS non sono stati misurati nel terreno. Quindi i dati ufficiali globali sarebbero molto più alti, perché non comprendo i PFAS ad esempio negli alimenti”.

Regolamentare le concentrazioni di questi inquinanti eterni è difficile. Lo studio cerca di portare un po di chiarezza per i lavori in corso in molti paesi, Svizzera compresa.

Al tema dell’inquinamento da PFAS sarà dedicato anche Modem, l’approfondimento in onda alle 8.30 su RETE1