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"Sound of Freedom", perché il film complottista vince al botteghino

I conservatori lo elogiano - Donald Trump lo fa proiettare nel suo golf club nel New Jersey - La sinistra ne denuncia i legami con QAnon - Gli incassi fanno boom

  • 26 luglio 2023, 14:24
  • 11 agosto 2023, 14:47

RG 07:00 del 21.07.23 - Il servizio di Chiara Savi

RSI Mondo 26.07.2023, 13:07

  • Imago
Di: Paolo Rodari

Cento milioni di dollari di incasso in due settimane. Negli Stati Uniti il thriller a sfondo religioso “Sound of Freedom” sbanca il botteghino grazie anche alla destra del Paese che ne cavalca i contenuti. Donald Trump lo fa proiettare nel suo golf club nel New Jersey. Il senatore repubblicano della Carolina del Sud Tim Scott lo definisce un film “incredibile, straziante ed emozionante”. “Wow. Wow. Wow”, scrive il senatore del Texas, anch’egli repubblicano, Ted Cruz, esortando i suoi sostenitori ad andare a vederlo.

Il film esplora il mondo oscuro dello sfruttamento sessuale di minori e racconta la storia vera di Tim Ballard, ex agente federale e fondatore della ONG Operation Underground Railroad, nata dopo che Ballard aveva denunciato la mancanza di operazioni coordinate ed efficaci da parte della politica contro la piaga del turismo sessuale.

In “Sound of freedom” Ballard è interpretato da Jim Caviezel, l’attore che ha interpretato Gesù ne “La passione di Cristo” di Mel Gibson e che, successivamente, è stato protagonista della serie Person of Interest. Nel cast ci sono anche Mira Sorvino, che ne interpreta la moglie, e Bill Camp. Il film racconta l’impegno di Ballard contro lo sfruttamento sessuale di minori, in diverse scene ripreso a lavorare in prima linea nelle foreste sudamericane. Sullo sfondo la tesi è che il mondo della politica fa troppo poco per i bambini sfruttati: “I figli di Dio non sono in vendita”, si sente dire a un certo punto, stuzzicando in questo modo anche un certo sentire religioso.

In diversi negli Stati Uniti hanno visto nel messaggio del film una vicinanza alle teorie della cospirazione di QAnon, teorie diffuse a partire dall’ottobre del 2017 sul sito web 4chan dall’utente anonimo Q a proposito del presunto deep state globalizzato, organizzato in una rete internazionale formata da star hollywoodiane, miliardari e politici democratici dediti alla pedofilia e al satanismo. Secondo queste teorie esisterebbe una pizzeria di Washington utilizzata come copertura dai liberal. Lo stesso Jim Caviezel, del resto, è stato accusato di promuovere QAnon. E a poco sono valse le parole dell’attore che ha cercato di spostare l’attenzione sui contenuti di “Sound of Freedom”: “Crediamo – ha detto – che questo film abbia il potere di essere un enorme passo avanti verso la fine del traffico di bambini”.

La sinistra americana ha criticato duramente “Sound of Freedom” proprio per il sottofondo religioso cospirazionista che sembra evocare. Ma i botteghini l’hanno premiato con risultati importanti. Dice in proposito alla RSI Armando Fumagalli, ordinario di Teoria dei linguaggi, docente di Semiotica, più volte docente in corsi di sceneggiatura promossi da Rai, Mediaset e dalla Scuola Nazionale di Cinema: “La forza del film è trattare seriamente, e in un modo che ti fa prendere coscienza della gravità e della dimensione del problema, la questione del child sex trafficking, della riduzione in schiavitù sessuale di bambini in Paesi poveri... Il film non menziona nessuna teoria complottista o QAnon, anche se Ballard e il protagonista Caviezel hanno qualche volta menzionato questa teoria. Penso che il successo sia in parte dovuto anche alla fama e all’appeal di Caviezel, oltre che all’endorsement di personaggi importanti come Mel Gibson, Elon Musk e lo stesso Donald Trump. Interessante che la distribuzione sia curata da Angel Studios, gli stessi di The Chosen”.

Certo, la storia personale di Ballard non aiuta a rasserenare gli animi. Collaboratore di Trump, criticato per non aver rigettato mai esplicitamente la teoria di QAnon, è stato più volte al centro dei riflettori per i metodi sensazionalistici usati della sua ONG. Anche per questi motivi, diversi media internazionali, fra cui il New York Times, ancora non hanno voluto recensire il film. Ne hanno scritto invece Guardian e Rolling Stone: “Un thriller vicino a QAnon”, ha sentenziato il primo. “Possibile strumento di reclutamento”, ha invece scritto il secondo.

Ma per la produzione le critiche sono fuori luogo. Il film, dicono, ha avuto successo principalmente per il passaparola, e insieme per una campagna pubblicitaria studiata bene e pensata per raggiungere il mondo repubblicano e cristiano conservatore. Ed anche, in verità, come scrive CNN, per “an unusual ticket strategy”. In sostanza, molti biglietti sono stati venduti attraverso l’applicazione “Pay it Foward”, grazie la quale associazioni o anche singole persone hanno acquistato ticket poi regalati ad altre persone (amici e conoscenti) facendo in questo modo ampliare la platea di coloro che si sono poi effettivamente recati nei cinema.

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