Voler creare uno Stato palestinese non è “oggi” un progetto “realistico”, ha dichiarato lunedì il ministro degli Esteri israeliano Gideon Saar in una conferenza stampa a Gerusalemme. “In una parola? No”, ha risposto Saar, interpellato sulla prospettiva di una ripresa dei cosiddetti “Accordi di Abramo” con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e sulla possibilità di estendere la normalizzazione tra Israele e vari Paesi arabi all’Arabia Saudita in cambio della creazione di uno Stato palestinese.
Questi accordi, promossi da Donald Trump durante il suo primo mandato, avevano permesso la normalizzazione tra Israele e diversi Paesi arabi, ovvero Bahrein, Emirati Arabi Uniti e Marocco. “Uno Stato palestinese sarebbe uno Stato di Hamas”, ha aggiunto Saar. “Non credo che questa posizione sia realistica ora e dobbiamo essere realistici”.
Il fronte libanese e il meeting a Riad
Gideon Saar ha riferito di “alcuni progressi” verso un cessate il fuoco in Libano, ma li ha subordinati all’adempimento delle richieste israeliane come condizione preliminare. “Ci sono stati alcuni progressi”, ha detto in risposta a una domanda sulle prospettive di tale tregua. “Stiamo lavorando su questo con gli americani”, ha aggiunto il ministro.
I commenti del politico israeliano giungono mentre lunedì si è aperto a Riad un vertice straordinario dei membri della Lega Araba, organizzazione panaraba che comprende 22 Paesi, e dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (OIC), associazione che comprende più di 50 Stati musulmani.
Dal canto suo, il nuovo ministro della Difesa Israeliano Israel Katz ha detto che Hezbollah è stato sconfitto e che ci sono dei progressi nei negoziati per un cessate il fuoco con il Libano. L’eliminazione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah alla fine di settembre è stato il coronamento di questo obiettivo, ha detto Katz domenica durante una cerimonia presso il Ministero degli Esteri israeliano. “Ora il nostro compito è continuare a esercitare pressioni per raccogliere i frutti di questa vittoria”.
Israele non è interessato a interferire nella politica interna libanese, perché ha “imparato la lezione”, ha detto Katz. Tuttavia, ha auspicato che una coalizione internazionale sfrutti questa opportunità politica e che il Libano si unisca ad altri Paesi per normalizzare le relazioni con Israele.
Hezbollah. “Nessuna proposta ufficiale di cessate il fuoco”
Eppure, ancora domenica i miliziani di Hezbollah hanno colpito Israele con decine di missili e hanno affermato che Israele non è riuscito a conquistare nessun villaggio nel sud del Libano. Infatti, il portavoce di Hezbollah, Mohammed Afif, ha affermato di non aver ricevuto alcuna proposta ufficiale di cessate il fuoco e che il gruppo ha armi e risorse sufficienti per combattere una lunga guerra con Israele.
Afif sostiene che le forze israeliane non sono riuscite a mantenere il territorio conquistato a sei settimane dall’inizio dell’invasione via terra, sottolineando quello che ha definito il fallito tentativo dello Stato ebraico, la scorsa settimana, di entrare nella città meridionale di Khiam: “Finché non si riesce a controllare le aree sul terreno, non si raggiungeranno i propri obiettivi politici”, ha affermato il portavoce.
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Telegiornale 11.11.2024, 12:30