Il terrorismo islamico nel Sahel ha segnato un sanguinoso record per il Burkina Faso, dove un attacco nel Nord ha causato almeno 160 morti, tra cui diverse donne: la cifra più alta mai registrata da quando, nel 2015, è iniziata l'insurrezione jihdista.
Il bilancio provvisorio dell'incursione compiuta nella notte fra venerdì e sabato a Solhan, nella provincia di Yagha, è stato confermato dal Governo.Ancora non ci sono rivendicazioni, ma la matrice appare abbastanza chiara dato che la provincia si trova nell'area delle cosiddette "tre frontiere" tra Burkina Faso, Mali e Niger, spesso bersaglio di micidiali assalti contro civili e militari da parte di jihadisti, soprattutto del Gruppo sostegno all'Islam e ai musulmani (GSIM), affiliato ad Al-Qaeda; e dello Stato islamico nel grande Sahara (EIGS), ma anche di altre formazioni minori.
A Tadaryat, un villaggio nella stessa regione, venerdì peraltro c'è stato un altro attacco in cui sono state uccise almeno 14 persone, tra cui un ausiliario dell'esercito. Ma la carneficina senza precedenti per il Burkina, la poverissima ex-colonia francese nota fino al 1984 come Alto Volta, si è consumata a Solhan, una quindicina di chilometri da Sebba: l'attacco è stato sferrato verso le due di notte da "individui armati" che hanno "preso di mira prima la postazione dei Volontari per la Difesa della Patria" (VDP, ausiliari civili dell'esercito), poi case e il mercato, dati alle fiamme. Le uccisioni sono avvenute a sangue freddo, in quelle che vengono definite "esecuzioni".