Gli imprenditori svizzeri dovrebbero essere garanti dei salari e delle condizioni di lavoro praticate da tutti i loro subappaltatori europei. Lo ha deciso oggi il Consiglio degli Stati – con 22 voti contro 18 – rafforzando dunque la Legge sulle misure accompagnatorie agli accordi di libera circolazione.
In aula è stata respinta la proposta della commissione di limitare questa responsabilità ai soli subappaltatori diretti.
Queste disposizioni si applicheranno unicamente nel settore delle costruzioni, nel genio civile e nei rami accessori dell'edilizia, dove il dumping salariale è più evidente. Il progetto era difeso anche dal consigliere federale Johann Schneider-Ammann: “le misure proposte dalla commissione corrispondono praticamente al sistema in vigore”, ha affermato il ministro dell'economia sostenendo quindi che provvedimenti più incisivi sono necessari.
Il caso Armasuisse
A nome della minoranza della commissione, Christian Levrat (PS/FR) ha sostenuto che la proposta in discussione rappresenta il miglior modo per combattere gli abusi salariali sui cantieri, anche quelli commissionati da enti pubblici. Il presidente del PS ha anche ricordato il caso di un subappaltatore tedesco di Armasuisse (ente di proprietà della Confederazione) che pagava i suoi operai dieci franchi all'ora, e quello scoperto recentemente a Widnau (SG) dove operai polacchi guadagnavano la cifra irrisoria di 764 franchi al mese.
Contrari soprattutto PLR e UDC
L'estensione della responsabilità a tutti i subappaltatori è stata combattuta soprattutto da PLR e UDC: Peter Föhn (UDC/SZ) ha ad esempio criticato il fatto che ad essere punite saranno le imprese svizzere quando gli abusi sono stati compiuti da società estere. Invece di rendere la legge più restrittiva bisognerebbe migliorare l'applicazione delle norme vigenti, gli ha fatto eco il suo collega di partito This Jenni (GL).
Procedure più semplici sulle qualifiche professionali
In precedenza i senatori avevano approvato un progetto del Comitato misto UE-Svizzera sul riconoscimento delle qualifiche professionali. L'obiettivo è fare in modo che i prestatori di servizi originari dell'UE/AELS possano beneficiare di una procedura rapida di riconoscimento delle loro competenze. Oggi la procedura di riconoscimento delle qualifiche può durare fino a quattro mesi; in futuro le autorità dovranno concluderla entro uno/due mesi.
I prestatori di servizi europei possono esercitare la loro attività nella Confederazione per un massimo di 90 giorni per anno civile, a condizione di disporre delle competenze professionali richieste in Svizzera.
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RG 18.30 - Il servizio di Mattia Serena
RSI Info 25.09.2012, 20:28