Il reality diventa realtà. Dopo aver inchiodato per anni milioni di americani alla TV, adesso ne diventa il loro presidente. Grazie al voto della minoranza degli elettori – Hillary Clinton ha ricevuto quasi tre milioni di consensi in più – alla Casa Bianca arriva l’immobiliarista che portò al fallimento i casinò di Atlantic City.
Donald Trump ha vinto le elezioni promettendo di guidare il paese come il suo articolato - e a tratti nebuloso - impero. A lui si sono affidati gli americani del Midwest ormai semi-industrializzato, i contadini delle contee rurali, gli scontenti da costa a costa, i bianchi impauriti da quel melting-pot che per Obama invece è un valore da salvaguardare.
Conti alla mano, Trump è stato eletto da 63 milioni su 250 milioni di americani adulti. Adesso si insedia con il più basso indice di gradimento degli ultimi 25 anni.
Al contrario, Barack Obama lascia la Casa Bianca con consensi elevati e senza la macchia di un solo scandalo personale in due mandati. Il giudizio complessivo è comunque complesso: annovera successi (l’assistenza sanitaria a 20 milioni di cittadini), promesse non mantenute (la chiusura di Guantanamo, da dove ha comunque scarcerato 200 detenuti) ed errori di strategia (in Medio Oriente in particolare, secondo molti osservatori).
La Casa Bianca adesso volta pagina. Il cambio di stile di Trump rispetto a Obama è sotto gli occhi di tutti. Al posto del professore di diritto con la sua retorica colta e sobria, arriva il Commander-in-tweet, un non-politico capace di sintonizzarsi col suo elettorato stravolgendo i canoni della comunicazione politica. Finora Trump con i 140 caratteri di Twitter ha espresso giudizi, accuse, insulti. Come presidente eletto ha ingaggiato un duro attacco contro i servizi segreti americani. Per il suo Governo ha scelto tra gli altri ex-funzionari di Goldman Sachs. I conflitti di interesse – affari propri e affari di Stato – riguardano Trump ma anche molti dei futuri ministri. Lo scontro tra il nuovo presidente e i repubblicani al Congresso, intanto, non si è ancora placato.
Ma "The Donald", a differenza che nella sua Trump Tower, non potrà decidere tutto da solo. L’appoggio di Camera e Senato gli sarà indispensabile per rendere l’America “great again”, come ha promesso. La sua vittoria è stata imprevista, il futuro degli Stati Uniti resta imprevedibile.
*corrispondente radio da Washington per la RSI
dalla radio
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RG 12.30 del 20.01.2017 I preparativi della cerimonia: la corrispondenza di Emiliano Bos
RSI Info 20.01.2017, 14:15
RG 12.30 del 20.01.2017 Il ritratto di Donald Trump, di Emiliano Bos
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RG 12.30 del 20.01.2017 Come sarà Trump? L'intervista a Paolo Magri, direttore dell’Istituto di studi di politica internazionale di Milano e curatore del volume appena pubblicato da Mondadori "Il mondo secondo Trump"
RSI Info 20.01.2017, 14:17
RG 08.00 del 20.01.2017 La diretta di Emiliano Bos
RSI Info 20.01.2017, 11:46