"L'unico crimine che ho commesso è stato difendere l'America da chi la vuole distruggere. La mia incriminazione è un insulto agli Stati Uniti". L'ex presidente repubblicano Donald Trump, poche ore dopo essersi consegnato al tribunale di New York per ascoltare i 34 capi d'imputazione a suo carico nel caso Stormy Daniels, si è difeso così in un discorso durato circa mezz’ora.
Raffaella Baritono
Questa vicenda, con il pesante castello accusatorio del procuratore Alvin Bragg, distruggerebbe molti altri candidati, Trump invece no. “Anzi, lo rimette in sella”, spiega
Raffaella Baritono, docente di storia e politica degli Stati Uniti all’Università di Bologna. “Perché in un qualche modo galvanizza la base conservatrice del partito”.
“E questo caso - prosegue - rimette Trump in sella anche all’interno dello stesso partito repubblicano, laddove prima stavano invece emergendo altre figure, come Ron De Santis. Il governatore della Florida è ancora più conservatore di Trump ed è decisamente meno controverso, sia dal punto di vista delle dinamiche politiche, che da quello del carattere e della personalità”. Ma ora le luci sono tutte sull’ex presidente. E anche De Santis finisce dunque di nuovo in un cono d’ombra.
“La strategia che Trump può portare avanti ora è quella della politicizzazione del caso, perché è l’unico modo che ha per avere il consenso necessario per la partita delle primarie del prossimo anno”, prosegue Raffaella Baritono. “Le partite da giocare sono due, ma un conto sono le primarie repubblicane, altra cosa saranno le presidenziali. Nei repubblicani Trump può contare su un forte sostegno e lo dimostra il fatto che il suo indice di popolarità in queste ultime ore è aumentato. Bisognerà capire se riuscirà a capitalizzare questa crescita e ad imporsi, anche dal punto di vista della strategia retorica e dei contenuti sugli altri candidati, che al momento non hanno la sua capacità di penetrazione. Nelle primarie la mancanza di un’alternativa forte potrebbe favorire Trump”, conclude Baritono.
Nell’eventuale corsa alla Casa Bianca invece questa vicenda potrebbe costare molto cara al tycoon. “L’ho detto in passato e lo confermo: stiamo assistendo al declino di Donald Trump”, afferma senza troppi giri di parole il giornalista e commentatore statunitense
Andrew Spannaus.
“Politicamente questa incriminazione sta costringendo gli altri repubblicani a difenderlo, ma la mia impressione è sempre stata che Trump sarebbe stato travolto dai guai giudiziari. E se questa prima accusa è debole, perché aperta ad interpretazione, ne potrebbero arrivare altre più pesanti. Certo poi, come andrà a finire, lo vedremo solo in tribunale”, prosegue.
“Tutto ciò comunque - continua Spannaus - non cambia la situazione generale: Trump non può vincere nel 2024. Certo potrebbe succedere che Joe Biden ad 82enna arrivi alle elezioni in pessima forma fisica e allora la partita potrebbe anche riaprirsi. Ma i repubblicani sanno che Trump ha perso una volta. E che ha anche perso molto male. Ora può anche ricompattare la base, ma questo non riporterà i voti persi. Nei prossimi mesi i suoi avversari cercheranno una linea efficace per attaccarlo, che non sarà ‘Trump è cattivo’, che non è mai stato realistica, ma sarà ‘Trump è inefficace e crea un danno per il partito’…”.
“I repubblicani – sostiene ancora Spannaus - ha un problema perché Trump è quello che ha portato più contenuti popolari al partito: attacca i Biden sulla guerra, dice che non bisogna tagliare lo stato sociale. E oggi vediamo che anche Ron De Santis e Nikki Haley dicono che per gli Stati Uniti sarebbe meglio non coinvolgersi troppo nella guerra in Ucraina. C’è una chiara questione di contenuto. E se nessun altro repubblicano deciderà di affrontare questi contenuti, allora meriteranno di perdere alle primarie”. “Gran parte dell’establishment americano però - conclude Spannaus - non vuole Trump. Parlo delle istituzioni, del mondo della sicurezza nazionale in generale, del mondo dell’intelligence, dei militari, dei funzionari. Ecco, in questo mondo c’è una convinzione diffusa sul fatto che Trump sia un pericolo per la democrazia. E questo va senza dubbio preso in considerazione”.
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