Il rumore delle serrande che si alzano, il vociare dei commercianti che cominciano a tappezzare i loro banchi di merce. Il suk prende colore, qua e là, punte di rosso, viola e azzurro. È il lento risveglio della Medina di Tunisi.
Cammino tra le viuzze del suk, alla ricerca dell'essenza di gelsomino, da tenere come madeleine. Sono persa. Incontro Hude, è di fretta, deve correre al lavoro ma mi accompagna. "È una mia cara amica", baratta per me il prezzo. È l'ultimo regalo che mi fa Tunisi, uno dei mille gesti d'accoglienza e gentilezza che mi ha regalato.
"Speriamo che questi tre anni da incubo siano storia passata. Bisogna eleggere il presidente, dobbiamo ripartire. Béji è la nostra speranza". Laureata in scienze politiche, Hude fa la cassiera al Carrefour. Ha tre figli. Come tanti tunisini, vive col fiato sospeso, ha voglia di un un nuovo inizio. Di uno Stato che ricominci a raccogliere l'immondizia, ad esempio, e che le permetta di comprare cibo e vestiti ai suoi figli, per poi creare lavoro, ridare sicurezza ed eliminare il terrorismo.
Sfide enormi che il nuovo presidente e il nuovo Governo, quando sarà eletto, dovranno affrontare. Tra un'ora sarò su un aereo... lascio questo paese fatto di giovani intelligenti e persone combattive, di sorrisi e sguardi curiosi, portandomi dietro i loro racconti, le loro contraddizioni e le loro speranze.
Beslema, eychek, hath tayeb Tounes! Arrivederci, grazie, buona fortuna Tunisia!
Anna Valenti