La Commissione europea ha invitato i paesi dell'UE a porre un freno alle procedure dei cosiddetti "passaporti d'oro", che consentono ai ricchi investitori stranieri, perlopiù americani, cinesi e russi, di acquisire cittadinanze (come nel caso di Bulgaria, Malta e Cipro), come pure permessi di soggiorno, in cambio di investimenti.
In Portogallo, per esempio, per ottenere un permesso di soggiorno è “sufficiente” pagare almeno 500'000 euro per un bene immobile, investire almeno un milione di euro o creare dieci posti di lavoro.
La pratica "presenta una serie di rischi in termini di sicurezza, riciclaggio di denaro o evasione fiscale", ha indicato un responsabile europeo, facendo eco ad un rapporto pubblicato pochi mesi fa da due ONG (Transparency International e Global Witness), in cui si stima che almeno 6’000 passaporti e quasi 100'000 permessi di residenza sono stati "venduti" durante l'ultimo decennio.