In alcuni stati americani della costa orientale le operazioni di voto per scegliere il prossimo presidente sono iniziate. Nel frattempo suscitano preoccupazione le parole di Donald Trump sul voto postale. Il presidente ha più volte screditato questo sistema, a cui hanno fatto ricorso 65 milioni di americani nelle elezioni che si concludono appunto oggi, martedì 3 novembre.
Il nostro corrispondente Emiliano Bos ne ha parlato con Steven Calabresi, già collaboratore di Ronald Reagan, docente di diritto e fondatore della “Federalist Society”, associazione di giuristi conservatori.
“Personalmente non mi preoccupo troppo. So che un numero di persone hanno espresso inquietudine. Il presidente Trump è preoccupato che le schede del voto postale in alcuni stati - come la Pennsylvania - siano contate in modo impreciso. Non credo accada, abbiamo funzionari statali competenti. Questa è un’elezione combattuta, ma il candidato democratico Biden è chiaramente davanti a Trump e credo vincerà in modo netto. Trump potrebbe lamentarsi, o cercare di contestarlo per via legale. Ma se Biden otterrà la vittoria con un margine sufficiente, non ci saranno molte contestazioni”.
Professore, il presidente Trump non ha espresso solo preoccupazione. Ha gettato discredito sul sistema del voto per posta, che in diversi Stati milioni di americani usano da anni…
“Il presidente Trump è un uomo d’affari, non un giurista. Non comprende l’applicazione di queste normative. Ma la Costituzione lo indica con chiarezza: spetta agli Stati gestire le elezioni. In Pennsylvania, il Parlamento ha autorizzato il voto postale, la locale Corte Suprema statale l’ha confermato. Quindi è perfettamente legittimo. Certo, qualsiasi forma di voto potrebbe in teoria prestarsi ad abusi, ma lo Stato della Pennsylvania ha deciso così e ne ha il potere.”
Trump però ha preannunciato che lancerà una battaglia legale contro il voto postale in Pennsylvania, dove le schede possono arrivare fino a 3 giorni dopo le elezioni. Secondo lei, ne ha il diritto?
“Il presidente Trump avrebbe bisogno di prove concrete su qualcosa di illegittimo, prima di poter fare causa o chiedere a un tribunale di bloccare lo spoglio. Nel 2000, il voto in Florida fu così controverso che George W. Bush fu rieletto dopo il riconteggio con meno di 600 voti di vantaggio. I voti vennero ricontati, ma alla fine la Corte Suprema sospese il riconteggio perché tre contee usavano sistemi diversi. Non credo sia il caso della Pennsylvania, che ha semplicemente autorizzato il voto per corrispondenza, gli elettori compilano la scheda e la spediscono. E le loro preferenze verranno contate.”